domenica 30 novembre 2025

Corso di politica nazionale: 1 BURODITTATURA

BURODITTATURA


burocrazia moderna

https://youtu.be/Ra5b6PkxQOM

Un fantasma si aggira nell’Amministrazione Pubblica: la semplificazione amministrativa. Chi dice di averlo visto lo descrive come un processo di cambiamento delle procedure per renderle più efficienti, trasparenti, vicine ai cittadini e alle imprese. Noi questo fantasma non lo abbiamo mai neppure intravisto. Da noi vige saldo un modello burocratico, pleonastico ed autoreferenziale, che pone l'accento solo sulla legittimità degli atti, attraverso una esasperata attenzione alle procedure, incurante dell'effettivo grado di raggiungimento degli obiettivi che l'ente si è posto La burocrazia è un corpus omogeneo di funzionari che per motivi professionali svolge da anni un medesimo tipo di pratiche La riforma Brunetta del 2009 doveva mettere a sistema: meritocrazia, trasparenza, miglioramento continuo, selettività, qualità, misurazione, valutazione, coinvolgimento degli stakeholder in una logica di ascolto. Ma la riforma è stata solo applicata per slogan: “cacciate i fannulloni”. Parole non seguite dai fatti. Di fatto si antepone la riforma dell'apparato pubblico – orientata alla aspettative dei dipendenti – a quella della Pubblica Amministrazione – orientata alle aspettative dei cittadini. Nell'organizzazione burocratica stessa c’è il fulcro del freno al cambiamento, la burocrazia è un corpus omogeneo di funzionari che per motivi professionali svolge da anni un medesimo tipo di pratiche. Un corpus che ha acquisito un potere di fatto che argina le interferenze esterne per salvaguardare logiche interne e interessi corporativi. La burocrazia rifiuta ogni cambiamento reale e permette solo cambiamenti apparenti. I profili professionali della PA italiana sono datati di 50 anni Una burocrazia moderna non può operare con profili professionali datati (anni 50): deve potere contare su profili che hanno a che fare con nuove competenze (preparati sul digitale; sulla organizzazione moderna e sull’organizzazione del lavoro; sulla capacità di gestire progetti; sui problemi relativi alla qualità dei servizi; sulle attività di controllo e monitoraggio delle organizzazioni e dei servizi; sulla capacità di gestire risorse in modo sistemico ed integrato; sulle problematiche di protezione civile, beni culturali, turismo, dell’ambiente, ecc.). Un grande piano di rinnovamento delle competenze. La dirigenza della PA italiana è una palla al piede della società Non mi dilungo sulla questione “dirigenza pubblica”: solo una considerazione. La dirigenza (che non è preparata, fatte le pochissime eccezioni) è a un bivio: o accetta la logica del cambiamento (reale) oppure diventa una palla al piede della società italiana. La dirigenza deve svolgere un “ruolo strategico” in questa fase di trasformazione e di pandemia. E se no è in grado o non se la sente può anche dedicarsi ad altro. Il politico deve capire definitivamente che deve sostenere la dirigenza preparata, sulla base del merito. Il resto lo lasciamo a discussioni che vanno avanti da oltre 30 anni. Perchè tutto il personale delle P.A. non viene formato sui processi innovativi? si fa a trattare di innovazione quando poi il personale (tutto il personale delle P.A.) non viene formato sui processi innovativi? Quanto si spende in formazione? Quasi-zero. Chi viene formato? Quasi nessuno ed inutilmente. Su cosa si fa formazione? Sicuramente né sul digitale, né sulla semplificazione, né sulla qualità dei servizi, ecc. Come si fa a chiedere impegni al personale se poi non viene formato adeguatamente? Alla politica e alla dirigenza una risposta! L'indice EQI Ultima rilevazione CGIA di Mestre (2019): il costo/anno della burocrazia per eccesso di adempimenti amministrativi è di 57,2 miliardi di euro. In una situazione come quella di oggi (pandemia, crisi economica che si aggrava per il blocco produttivo del Paese, catena decisionale lunga mentre la situazione richiede interventi agili, veloci, concreti ed efficaci) il Parlamento, il Governo, le Regioni (i tre livelli istituzionali che sono anche normatori primari) dovrebbero adottare provvedimenti forti per semplificare le decisioni. Non c’è altra strada: il resto sono chiacchiere. Non ci possiamo permettere di buttare al vento tanti soldi. Le inefficienze della nostra PA che frenano la crescita delle imprese I neo imprenditori italiani subiscono il costo più elevato in Ue per avviare la propria attività; Sono necessari 234 giorni per ottenere tutti i permessi necessari per costruire un capannone. Bisogna aspettare 124 giorni per ottenere l’allacciamento alla rete elettrica. Per pagare le imposte, le imprese devono “impiegare” 269 ore all’anno: ben 33 giorni lavorativi. Nessuno ha un carico fiscale superiore al nostro: 65,8% sui profitti commerciali di una impresa; Per completare le procedure di esportazione sono necessari 19 giorni. Il costo per esportare un container è pari a 1.195 dollari. Per completare le procedure di importazione si impiegano 18 giorni. Per importare un container il costo è di 1.145 dollari. In una disputa commerciale sono necessari 1.185 giorni per ottenere una risoluzione. Il costo di una risoluzione in ambito commerciale è pari al 23,1% del valore della merce non pagata. Alla luce delle inefficienze appena elencate, nei rapporti con le imprese la nostra Pubblica amministrazione (PA) è tra le meno efficienti. A salire sul gradino più alto del podio è la Finlandia: seguono l’Irlanda e la Germania. L’Italia, invece, si colloca al 15° posto a livello Ue, mentre nella graduatoria mondiale ci posizioniamo al 65° posto. A causa del cattivo funzionamento della nostra macchina pubblica e per l’eccessivo peso della burocrazia, l’Italia è in coda alla classifica europea per quanto riguarda gli Ide: ovvero, gli investimenti diretti esteri. Gli investitori stranieri non vengono da noi perché la giustizia funziona poco e male, perché il deficit infrastrutturale è drammatico, perché la presenza in alcune aree del Paese della criminalità organizzata ha toccato livelli preoccupanti, ma soprattutto perché i tempi di pagamento della nostra Pa sono i peggiori d’Europa. Ad una piccola e media impresa, che costituisce il 99,9% del totale delle aziende presenti in Italia, la burocrazia costa, in termini assoluti, quasi 31 miliardi di euro all’anno. Per ciascuna di queste Pmi si stima che il peso economico medio annuo sia pari a circa 7.000 euro. Un importo insopportabile soprattutto per le piccolissime imprese che sono soffocate da timbri, scartoffie e scadenze varie. Tali costi penalizzano di più le micro imprese rispetto alle aziende di dimensioni maggiori. Il 74% degli artigiani e dei commercianti lavora da solo: pertanto, la gestione degli adempimenti burocratici viene svolta direttamente dal piccolo imprenditore, che, in alternativa, si deve rivolgere ad un libero professionista o ad una Associazione. Sia chiaro, parte della burocrazia è ineliminabile, utile ed indispensabile, tuttavia è necessario che la riforma renda la nostra Pubblica amministrazione più snella, più efficiente e, soprattutto, meno costosa La mia proposta per semplificare la burocrazia: una totaly card personale dalla culla alla tomba In un'unica totality card raccogliamo: · certificato di nascita, carta d'identità, codice fiscale, stato di famiglia, residenza, certificato di morte, e-mail, PEC, telefono, account, certificato elettorale, passaporto; · tessera sanitaria, cartella clinica generale, vaccinazioni, dati sangue, dati allergie, eventuale pacemaker, medicinali consumati, analisi mediche sostenute; · certificati scolastici, certificazioni professionali, abilitazioni, risultati di concorsi; · patente, tassa di possesso veicoli, assicurazioni, tagliandi, revisioni, permessi di circolazione e parcheggio in zone riservate, abbonamenti di trasporto, ; · possesso immobili, tari, imu, ici, erogazioni acqua, luce, gas, telefono, tv, permessi edilizi, certificazioni energetiche, sicurezza degli impianti, tassa di possesso televisori; · conti bancari, carte di debito, carte di credito, possesso di titoli, mutui, prestiti, cessioni; · fatturazione, stipendi, contributi versati, pensioni, successioni, dichiarazione dei redditi, dichiarazione IVA, deduzioni, sussidi ricevuti, domande di contributi; · casellario giudiziario. Ogni ente aggiornerà il data base proprio. Le informazioni sulla nostra vita saranno nel cloud invece che negli archivi. Un unico documento per tutto. Semplice, assai più economico, ma soprattutto possibile. E poi point pubblici distribuiti sul territorio per poter disporre dell'accesso ovunque, e possibilità di gestione con internet da casa. Cominciamo dai nuovi nati, poi estendiamolo progressivamente ogni anno per quelli che sono in vita sino all'età di dieci anni, poi venti, poi trenta, ecc. Infine per ogni rinnovo di documenti scaduti. Nel giro di dieci anni l'amministrazione digitale totale è possibile. Risparmieremo anni di vita, che oggi impieghiamo per fare le pratiche. Libereremmo uffici e risorse lavorative rendendo l’amministrazione pubblica snella e precisa.



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