https://youtu.be/IVEKcLSU7-k
In Italia, il mercato del lavoro viene misurato attraverso diverse fonti e indicatori. Ecco alcuni dei principali strumenti utilizzati:
ISTAT (Istituto Nazionale di Statistica): L'ISTAT raccoglie dati ufficiali sull'occupazione e la disoccupazione attraverso diverse indagini condotte su un campione rappresentativo della popolazione. L'indagine principale è la "Indagine campionaria sul lavoro" (ICP), che viene effettuata trimestralmente e fornisce informazioni sul tasso di occupazione, il tasso di disoccupazione e altre misure correlate.
Registri del lavoro: I dati amministrativi provenienti dai registri del lavoro, come l'INPS (Istituto Nazionale della Previdenza Sociale) e l'INAIL (Istituto Nazionale per l'Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro), vengono utilizzati per monitorare l'occupazione, i tipi di contratto, i settori di impiego e altre informazioni relative al mercato del lavoro.
Osservatorio del Mercato del Lavoro: L'Osservatorio del Mercato del Lavoro, gestito dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, raccoglie dati e elabora analisi sul mercato del lavoro in Italia. L'Osservatorio utilizza diverse fonti di dati, tra cui le indagini ISTAT, per monitorare l'andamento dell'occupazione, la disoccupazione e altri indicatori.
Eurostat: Eurostat, l'ufficio di statistica dell'Unione Europea, fornisce anche dati sul mercato del lavoro in Italia, inclusi il tasso di occupazione, il tasso di disoccupazione e altri indicatori comparabili a livello europeo.
Questi sono solo alcuni esempi di come viene misurato il mercato del lavoro in Italia. È importante considerare che diverse fonti possono fornire dati leggermente diversi a causa delle metodologie di raccolta e delle definizioni utilizzate.
Chi è lo youtuber e come farne una professione
Se ti sei sempre chiesto come diventare uno youtuber di successo, quali siano i primi passi che devi effettuare in questa professione e quanto si guadagna, sei nel posto giusto. In questo approfondimento cercheremo di comprendere quali siano le caratteristiche di questo mestiere creativo, e quali sono gli step preparatori che ti consentiranno di capire come fare lo youtuber e riuscire a guadagnare una buon profitto con quella che è una professione sempre più diffusa e ambita. Ma come iniziare a fare video su Youtube? Scopriamolo insieme!
Chi è uno youtuber
La prima cosa che dobbiamo evidentemente chiarire è chi è uno youtuber e cosa fa. Insomma, di chi stiamo parlando? Definiamo lo youtuber come colui che produce, realizza e diffonde video su uno o più specifici argomenti. Chi fa lo youtuber non deve necessariamente limitarsi a un canale come Youtube per diffondere i suoi contenuti. Può ad esempio pubblicare anche dei post su un blog, gestire un podcast o scrivere libri.
Di cosa deve parlare uno youtuber
Non c’è alcun limite agli argomenti di cui può parlare uno youtuber ma, naturalmente, è fondamentale che tratti un tema di cui ritiene di avere sufficiente dimestichezza e passione. Deve altresì trattarsi di un argomento per cui ci sia audience sufficiente per conseguire gli obiettivi della monetizzazione, di cui parleremo tra breve.
Quali competenze deve avere uno youtuber
Non ci sono specifici percorsi di studio che devi seguire per diventare youtuber. Tuttavia, ci sono comunque delle competenze che dovresti cercare di sviluppare il prima possibile, come:
uso delle necessarie attrezzature per girare i video e curarne la lavorazione
conoscere il funzionamento di Youtube e le logiche dei principali social network
avere delle basi SEO per comprendere come gestire l’approccio per un corretto posizionamento
passione per un determinato argomento
capacità di “stare” davanti a una videocamera
creatività e spirito di inventiva
abilità di pianificazione.
Soffermiamoci proprio su quest’ultima capacità.
Cosa fa lo youtuber
Come abbiamo scritto qualche riga fa, una delle abilità maggiori che uno youtuber dovrebbe avere e sviluppare è quella della pianificazione. Nessun youtuber che voglia sostenersi con la propria attività “improvvisa”. Quello che fa è, invece, creare un vero e proprio piano editoriale con cui programma e calendarizza i suoi video. In tal senso, ricorda anche che difficilmente uno youtuber “vive” solo su Youtube. Di norma gli youtuber sono infatti presenti su tutti i principali canali social e, per questo motivo, la tua strategia di marketing non potrà che essere integrata con quella degli altri strumenti di socialità in cui sei presente.
Come si diventa youtuber
Una volta che hai predisposto la tua strategia di marketing e hai determinato con precisione a quale pubblico vuoi riferirti, puoi iniziare con la fase operativa.
La prima cosa che dovresti fare è aprire un canale Youtube. Tutto quello che ti serve è un account Google e, dopo, andare sul sito Youtube per iscrivere il tuo account. Definisce il nome del tuo canale e le impostazioni di base che ti verranno proposte.
Ricorda che è fondamentale curare l’estetica del tuo canale, usando gli elementi grafici coerenti con le altre tue presenze online. Il giusto mix tra sostanza (contenuti) e forma (estetica) può costituire una chiave vincente per la tua strategia. Dunque, crea un logo, inserisci l’icona e usa una bella immagine di qualità per l’intestazione del tuo canale.
Creare video per Youtube
Superato anche questo scoglio non ti rimane che iniziare a creare video di qualità!
Evidentemente, anche in questo caso quando parliamo di qualità ci riferiamo sia alla qualità dei contenuti (cioè, ciò che dici) che alla qualità del video. L’ideale sarebbe che tu possa investire fin da subito in attrezzature adatte, come videocamere, microfoni, luci e un PC con software per la post produzione.
Una volta realizzati i tuoi video, diffondili sul canale e, coerentemente con la tua strategia di marketing, promuovili sui social network e sul blog.
CHI SONO I BLOGGER: OLTRE IL SIGNIFICATO DEL TERMINE
Blogger cosa significa? È lo stesso English Oxford Dictionaries a dare al termine blogger definizione di «persona che regolarmente scrive materiale per un blog». Si tratta, del resto, di un derivato – all’inglese, con l’aggiunta cioè del suffisso –er tipico di professioni e ruoli – di « blog », a sua volta contrazione di «web-log», letteralmente «diario personale in Rete».
La corposa letteratura sulla nascita e la diffusione dei blog concorda, del resto, nell’evidenziare tra le caratteristiche fondamentali di questa tipologia di siti web soprattutto l’amatorialità.
Ciò non significa, di default, che i contenuti di chi fa blogging pecchino di qualità o che, nel tempo, gestire un blog non sia diventata una vera e propria professione. In origine, però, il blog era uno strumento democratico perché poteva essere aperto e gestito da tutti, anche da chi non avesse particolare familiarità con gli ambienti informatici, per lo più grazie a piattaforme del tipo WYSIWYG, in cui cioè un editor di testo permetteva di formattare, anche senza conoscere codici e tag HTML, un blog post esattamente per quella che sarebbe stata la sua forma visiva finale. Piattaforme che erano, e continuano a essere, nella maggior parte dei casi gratuite. Per questo, almeno a livello teorico, chiunque può essere blogger.
COME DIVENTARE UN BLOGGER PROFESSIONISTALa risposta più semplice alla domanda, così, potrebbe essere aprendo un proprio spazio personale su una delle tante piattaforme gratuite che esistono ancora oggi e cominciando ad aggiornarlo con contenuti in maniera costante. Va da sé però che se si vuole fare del blogging una professione vera e propria ci sono una serie di skill e competenze tecniche che possono aiutare. Conoscere le principali tecniche di scrittura e di scrittura per il web, comprese le regole base per chi fa informazione come la regola delle 5 w , può essere utile per esempio per scrivere i post del proprio blog in maniera che risultino non solo più leggibili ma anche e soprattutto coinvolgenti per gli utenti. Anche le basi della seo sono fondamentali, però, per un blogger che voglia farsi trovare – e far trovare i propri post – sui principali motori di ricerca. Così come lo è una conoscenza del coding e dei suoi linguaggi, anche minima, che permetta di personalizzare il più possibile il proprio blog anche quando ci si affida a piattaforme gratuite e non proprietarie con feature predefinire. Proprio a proposito di personalizzazione e in virtù del fatto che i contenuti di un blog sono ormai raramente solo testuali, la capacità di utilizzare i principali programmi di editing audio-video può rivelarsi strategica per chi gestisce dei blog. Se il tradizionale blogroll – e, cioè, l’elenco di altri blog consigliati e da seguire – occupa ormai, anche visivamente, uno spazio sempre minore, a chi gestisce un blog servono, infine, altre vie per guadagnare visibilità: fare personal branding è, in genere, il punto di partenza e una buona presenza digitale e un’oculata strategia social sono indispensabili in questo senso.
Anche le basi del community management, però,possono aiutare: non di rado, infatti, i blogger più apprezzati e che hanno seguito sono quelli che possono contare su una community di lettori affezionata, che li considera degni di fiducia e che va gratificata per questo con contenuti su misura e che risultino di valore. Appare chiaro, così, che più che leggere libri e seguire corsi per diventare blogger – che pure esistono e possono essere utili per chi è davvero alle prime armi – gestire un blog in maniera professionale richiede di saper sviluppare saperi e skill multidisciplinari.
PROFESSIONE BLOGGER: DALLA STRATEGIA ALLA PRATICA
Saperi e skill che dovrebbero aiutarlo, tra l’altro, nella routine di blogging. Cosa fanno i blogger, infatti, può essere distinto per comodità tra una serie di attività che sono preparatorie e in qualche modo di strategia e altre attività che hanno a che vedere, invece, con la gestione quotidiana del blog.
Come Creare un blog: dalla linea editoriale alla scelta della piattaforma
Tra le prime rientrano la scelta della tipologia di blog che si intende creare: ci sono blog personali e blog collettivi invece che sono gestiti da più blogger contemporaneamente e ancora blog generalisti, per lo più d’attualità e aggiornati sul modello delle breaking news , e blog tematici e verticali dedicati a un solo argomento, in qualche caso di nicchia.
Nel secondo caso, nel caso in cui si scelga cioè di aprire un blog tematico, andrebbero valutati con attenzione argomento e settore di riferimento. Si può scrivere infatti su un blog letteralmente di tutto, come dimostra tra l’altro la vicenda di Jorn Baarger, riconosciuto da più voci come il primo blogger della storia, che con i post sul blog parlava esclusivamente di battute di caccia. Ci sono temi, però, come la moda, i viaggi, il cibo – ma, in riferimento soprattutto alla blogosfera italiana non si può certo non citare anche la politica – che si sono rivelati nel tempo più adatti di altri a essere trattati su un blog, forse anche e soprattutto per la naturale capacità che hanno di creare coinvolgimento.
Anche la tipologia di contenuti che si intende ospitare sul proprio blog conta: non si tratta solo di stabilire una linea editoriale da seguire ma, a monte, di scegliere per esempio tra contenuti solo scritti o contenuti multimediali. Questa seconda via è in genere quella più seguita, dal momento che permette tra l’altro di variare quanto più possibile il proprio calendario editoriale. Non si può ignorare, però, che ci sono blogger che optano per la sola forma video per esempio: va da sé che, in casi come questi, ci sono piattaforme e strumenti di pubblicazione ed editing che meglio si adattano alle esigenze di un vlogger.
Una delle scelte più strategiche per chi vuole fare il blogger, del resto, riguarda proprio la scelta della piattaforma blog. Esistono due macro-categorie: le piattaforme a cui si è già accennato, pronte all’uso e che il blogger potrà utilizzare di fatto come dei semplici editor di testo e applicativi appena più complessi, invece, che permettono maggiore personalizzazione (molte di queste sono completamente gratuite); le piattaforme che prevedono il pagamento di una fee annuale, offrendo più servizi, la possibilità per esempio di personalizzare il nome dominio e via di questo passo.
wordpress VS blogger
Vale la pena, comunque, citare almeno le due piattaforme di blogging più popolari: WordPress, amata dagli utenti perché grazie alla licenza GNU può essere modificata a piacimento a partire dal codice “libero”, e Google Blogger (ex blogspot), che ospiterebbe a livello globale tra i 15 e i 20 milioni di blog. Anche pensare al nome del blog, creare una pagina Chi sono/Chi siamo di presentazione e scegliere il template o la sua palette di colori del sito sono passi preparatori fondamentali e che il blogger non dovrebbe tralasciare.
Come già sia accennava, poi, anche improntare una strategia di SEO on-site può essere utile per un blogger che, se non esperto della materia, dovrebbe farsi aiutare in questo però da un esperto.
LE ATTIVITÀ DI BLOGGING DI ROUTINE
La classica attività di blogging, comunque, consiste nel creare nuovi contenuti, aggiornare contenuti già esistenti e occuparsi della loro disseminazione. La costanza è, a detta degli esperti, una delle buone pratiche che i blogger hanno a disposizione per fidelizzare i propri lettori. Per questo è indispensabile stilare piani e calendari editoriali e, a seconda dell’argomento del blog, potrebbe essere utile fissare per esempio delle rubriche speciali a cadenza settimanale o ricreare una certa serialità, lasciando che più post trattino per esempio un singolo argomento.
Quella tra long form e post brevi, del resto, non può che essere una scelta personale e di stile del blogger, esattamente come lo è quella del linguaggio da utilizzare che, per quanto più informale rispetto a quello di altri tipi di pubblicazione online, non dovrebbe comunque essere volgare o dar spazio a errori e imperfezioni grammaticali. Per tornare alla lunghezza di un blog post, comunque, gli esperti del settore concordano nell’individuare nella specializzazione il motivo per cui si opta per leggere un blogger al posto di altre fonti: se avrà scelto un argomento verticale, di nicchia, per cui può vantare un’expertise precisa, il suo contenuto sarà percepito infatti più affidabile e di valore delle alternative e, per questo, consumato a prescindere da quanto tempo serve per farlo. Anche per questo seguire gli argomenti di discussione del momento potrebbe non rivelarsi sempre la strategia vincente per un blogger, per quanto aiuti certo nella disseminazione quanto più nativa possibile dei contenuti del blog, ragione per cui buoni alleati di un blogger potrebbero essere strumenti come Google Trends, per esempio, che danno conto di trend e hot topic del momento.
DIVERSE TIPOLOGIE
A seconda del settore di riferimento e dell’argomento di cui si occupano, ci sono comunque attività che impegnano una categoria di blogger più di un’altra.
FASHION BLOGGER
I fashion blogger, per esempio, sono tra i blogger che più hanno progressivamente spostato la loro attività sui social. Quando si parla di blog di moda, cioè, in qualche caso si fa riferimento ancora a siti web in cui l’autore dà consigli di stile, crea veri e propri tutorial per chi sia alla ricerca dell’outfit perfetto in ogni occasione, commenta trend e tendenze del momento e via di questo passo; molto più frequentemente però si intende, volgarmente, un profilo Instagram in cui tutto quello di cui si è appena detto è fatto con un approccio decisamente più visivo per esempio. I blogger di moda sono anche tra i blogger che hanno all’attivo il più alto numero di collaborazioni con le aziende nell’ambito delle loro strategie di fashion marketing , sia che questo significhi semplicemente diventare testimonial di una collezione o presenziare a sfilate e live show in veste di ambassador o con l’obiettivo di aumentarne notiziabilità e buzz grazie alla propria attività sui social, sia che significhi, invece, essere coinvolti in operazioni speciali come i periodici take over degli account social per esempio come non poche firm di lusso hanno già fatto rivolgendosi proprio a fashion blogger e fashion influencer molto seguiti.
FOOD BLOGGER
Anche aprire un blog di cucina significa, oggi, fare molto di più che condividere ricette della nonna e consigli sui prodotti da acquistare nei supermercati. Molti food blogger collaborano con le aziende dell’alimentare, in perfetta linea con i principi del marketing collaborativo, non solo in fase di promozione ma già a monte del processo produttivo, quando si tratta di individuare cioè trend d’acquisto e gusti dei consumatori. La moltiplicazione degli eventi di settore e per addetti al settore li ha visti inevitabilmente protagonisti, in qualche caso assumendo il ruolo che era stato dei più tradizionali responsabili delle attività di. Considerata la sempre maggiore attenzione verso uno stile alimentare sano e i dubbi e lo scetticismo sullo stato del marketing nutrizionale, alcuni food blogger sono diventati poi dei veri e propri healthy influencer, facendosi carico di sensibilizzare la propria community rispetto all’importanza di scelte alimentari sane ed equilibrate.
TRAVEL BLOGGER
I travel blogger sono stati spesso considerati tra i responsabili del cambiamento in atto nel settore turistico, soprattutto per quanto riguarda il modo in cui i viaggiatori cercano possibili mete, organizzano itinerari di viaggio e si informano su strutture ricettive e attrazioni.
I blog di viaggi, insomma, tutto fanno ormai tranne che occuparsi solo di recensioni e ranking di hotel, ristoranti, mezzi di trasporto e non di rado collaborano anche con enti e istituzioni quando si tratta di fare marketing territoriale.
COME GUADAGNA UN BLOGGER E QUANTO
Un breve excursus come questo sulle diverse categorie di blogger professionisti dovrebbe bastare a capire quale sia, oggi, la principale fonte di guadagno per i blogger. Con sempre più aziende che investono in content marketing , infatti, non solo i guest post e le collaborazioni di più lungo termine costituiscono un’importante voce d’entrata per il blogger, ma la figura stessa del blogger può entrare a far parte dell’ufficio o del team di comunicazione aziendale – in qualche caso come freelance o collaboratore d’agenzia, più raramente in organico – con il compito di dedicarsi al corporate blogging. Va da sé che quanto guadagna un blogger dipende da tanti fattori diversi, tra cui non mancano certo metriche di vanità legate al numero di lettori del blog, alla dimensione della community sui social, ecc. È buona prassi, soprattutto per un blogger freelance che collabora con aziende o altri clienti, preparare e far firmare in anticipo un preventivo che quantifichi ildella propria prestazione: quanto farsi pagare per un post sul blog, però, è ancora una volta frutto di considerazioni e valutazioni diverse (che tipo di contenuti sono richiesti? Quanto tempo si impiegherà a realizzarli? Quanti lettori potenziali leggeranno il post? Quanto coerente questo è con la propria linea editoriale? Ecc.).
TRASPARENZA E RESPONSABILITÀ: PER UN PROFILO LEGALE DEL BLOGGER
Proprio a proposito della retribuzione del blogger non si può non citare la questione trasparenza. Come gli influencer, anche i blogger dovrebbero adottare codici di autocondotta che li spingano a segnalare opportunamente i post che sono frutto di partnership o collaborazioni con le aziende, tramite espedienti grafici o utilizzando degli appositi tag per esempio. È una garanzia in più per i lettori, tanto più che non di rado questi li utilizzano come fonte fiduciaria o ne seguono i consigli quando si tratta di fare acquisti e non solo. Quanto detto fin qui si inserisce, comunque, in un più ampio quadro di vuoto normativo che accomuna quella del blogger a numerose altre nuove professioni digitali. In Italia è una legge sulla stampa nata molto prima del web 2.0 e dei suoi fenomeni tipici, come il blogging appunto, che impedisce di inquadrare meglio diritti, doveri e responsabilità del blogger. A supplire sono stati nel tempo giurisprudenza, organi di settore, Autorità, Garante alternativamente secondo un orientamento estensivo – quando, per esempio, i blog d’attualità sono stati inclusi tra quelle forme di libera manifestazione del pensiero per cui è garantita deroga al Codice della Privacy – tanto quanto secondo un orientamento invece più letterale – quando si è trattato, a sua volta, di evidenziare un profilo di responsabilità del blogger per contenuti diffamatori –.
BLOGGER FAMOSI E DI SUCCESSO: QUALCHE ESEMPIO
Dai beauty blogger a mom e daddy blogger, periodicamente sono pubblicate classifiche e top ten che incoronano i blogger più famosi, quelli che guadagnano di più o sono più influenti. In Italia soprattutto gli esempi di blogger con più seguito sono anche esempi di ottime strategie di personal branding che hanno saputo trasformare chi semplicemente gestiva un blog in un personaggio noto – e non di rado chiacchierato – al grande pubblico. Tra i blog italiani più letti, così, c’è stato per molto tempo il blog di Beppe Grillo. Anche Salvatore Aranzulla e Chiara Ferragni, però, hanno iniziato la propria carriera da imprenditori, proprio dalle pagine di un blog.
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