sabato 20 aprile 2024

Corso di politica formativa ed occupazionale: Lezione 13 Programma di lavoro socialmente utile

 

https://youtu.be/EUkF_FaHQh4



Programma di lavoro socialmente utile
La pandemia ha accelerato un processo di riorganizzazione dei sistemi produttivi e dei servizi che era latente e frenato dalla necessità di rallentare e contrattare le tempistiche e le modalità di espulsione dal lavoro (o di non immissione) di una massa di milioni di soggetti siano essi autonomi siano essi dipendenti. Le nuove organizzazioni private vanno verso un superamento del rapporto subordinato per sostituirlo con uno autonomo di consulenza di breve o lungo periodo. Lo stato sociale dovrà quindi farsi carico del sostentamento di questa crescente massa di inoccupati. La maniera scelta sino ad oggi, ancorché poco logica e performante, è stata comunque possibile fino a quando il numero di assistiti è stato sufficientemente contenuto. Oggi non è più così. La popolazione italiana conta su 8 milioni di giovani <14 anni, 3 mln di percettori di NASPl, 7 mln di percettori di CIG, 3 mln di percettori di RDC, 10 mln di pensionati, 6 mln di pensionati d’invalidità. Si tratta di 37 mln di Italiani complessivamente, a fronte di soli 23 mln di occupati (18 mln subordinati, 5 mln autonomi). Se aggiungiamo i bonus ed i ristori erogati durante la pandemia ci troviamo di fronte ad una situazione insostenibile. Il primo capitolo da riscrivere è il graduale allontanamento da ogni programma di pura assistenza sociale, e la progressiva affermazione che per usufruire degli aiuti sociali ci debba essere l'obbligo di lavorare da parte di coloro che ne beneficiano. Ciò vuol dire operare verso i 3 mln dei Naspl, i 3 mln dei RDC, i 7 mln dei CIG, parte dei 6 mln dei PI. L’obiettivo è quello di ridurre il parassitismo sociale, effetto perverso delle politiche sociali ridistributive. Questa è la carità che uccide: il povero e la società. Spendere cifre enormi in assistenza pura senza l’obbligo che chi ne è beneficiato debba in cambio svolgere una reale attività lavorativa vuol dire investire in pura perdita per l’erogante ma anche senza che il beneficiario abbia la speranza che possa mai emergere dal suo stato.Il povero, l'anziano non autosufficiente, l'handicappato, lo svantaggiato, il carcerato, il migrante, il rom, ecc. e tutti coloro che rientrano nelle situazioni suesposte, debbono essere inseriti in un programma evolutivo di lavoro socialmente utile gestito direttamente dallo Stato, affrancandoli dall’essere considerati, come succede ora, tutt’al più una risorsa lavorativa per altri, giungendo al paradosso che la loro emancipazione verso l’autonomia produrrebbe disoccupazione nel terzo settore ed il loro status di indigenza continui ad essere di fatto una garanzia del benessere di altri soggetti che vivono della pratica del sostegno erogato agli ultimi. Nessun pasto è gratis.


Il lavoro socialmente utile si riferisce a qualsiasi forma di occupazione che apporta un contributo significativo alla società e al benessere collettivo. Questo tipo di lavoro è spesso associato a settori come l'assistenza sociale, la sanità, l'istruzione, la protezione dell'ambiente e molte altre aree in cui l'obiettivo principale è il servizio alla comunità.

Ci sono diversi vantaggi e svantaggi nel lavoro socialmente utile. Vediamoli nel dettaglio:

Vantaggi del lavoro socialmente utile:

  1. Senso di scopo e soddisfazione: Svolgere un lavoro che ha un impatto positivo sulla società può offrire un senso di scopo e soddisfazione personale. Sapere di fare la differenza nella vita delle persone o nell'ambiente circostante può essere estremamente gratificante.

  2. Contributo alla comunità: Il lavoro socialmente utile aiuta a soddisfare i bisogni della comunità in cui si vive. Contribuendo alla risoluzione dei problemi sociali, si può migliorare la qualità della vita per gli individui e la società nel suo complesso.

  3. Opportunità di apprendimento: Molti lavori socialmente utili offrono opportunità di apprendimento e crescita personale. Ad esempio, lavorare nel settore dell'assistenza sociale o della sanità può consentire di sviluppare competenze di comunicazione, empatia e gestione del tempo.

  4. Costruzione di reti e connessioni: Il lavoro socialmente utile spesso coinvolge il lavoro di squadra e la collaborazione con altre persone che condividono gli stessi obiettivi. Questo offre l'opportunità di creare reti e connessioni significative con colleghi e professionisti del settore.

Svantaggi del lavoro socialmente utile:

  1. Bassa remunerazione: In molti casi, i lavori socialmente utili possono essere meno retribuiti rispetto ad altre professioni. Questo può rappresentare uno svantaggio finanziario per coloro che cercano un guadagno economico significativo.

  2. Carichi di lavoro pesanti: Alcuni settori socialmente utili, come l'assistenza sanitaria o l'assistenza sociale, possono richiedere un impegno intenso e lunghi orari di lavoro. Questo può portare a un alto livello di stress e affaticamento.

  3. Affrontare situazioni difficili: Il lavoro socialmente utile spesso comporta l'interazione con individui o situazioni difficili. Ad esempio, un assistente sociale potrebbe trovarsi a dover affrontare casi di abuso o negligenza. Questo può essere emotivamente impegnativo e richiedere una forte resilienza emotiva.

  4. Risorse limitate: Molte organizzazioni e settori socialmente utili operano con risorse limitate, sia finanziarie che umane. Ciò può comportare sfide nel soddisfare tutte le necessità della comunità o nel fornire servizi adeguati.

È importante notare che i vantaggi e gli svantaggi possono variare a seconda del settore specifico e delle circostanze individuali. Tuttavia, in generale, il lavoro socialmente utile offre l'opportunità di apportare un impatto positivo sulla società, ma può richiedere dei sacrifici personali in termini di compensazione finanziaria e benessere personale.

























































 

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