Capitolo 3
La questione del quorum: barriera o garanzia?
3.1 Origini e funzioni del quorum
Il quorum (dal latino quorum praesentia sufficit, “la cui presenza è sufficiente”) è un meccanismo procedurale previsto in molti ordinamenti per garantire che una decisione sia presa con una certa partecipazione o consenso. Nei referendum, il quorum di partecipazione richiede che si esprima almeno una percentuale predefinita di elettori perché l’esito sia valido.
In Italia, l’articolo 75 della Costituzione prevede che il referendum abrogativo sia valido solo se ha partecipato la maggioranza degli aventi diritto al voto. Tale disposizione si fonda su una logica apparentemente democratica: una minoranza attiva non può decidere per tutti.
Ma questa logica si scontra con almeno due problemi strutturali:
La crescente astensione cronica mina la possibilità stessa di superare la soglia.
Il quorum introduce incentivi perversi, favorendo il boicottaggio piuttosto che il confronto.
3.2 Gli effetti distorsivi del quorum
Nel tempo, il quorum si è trasformato in una barriera alla partecipazione democratica, anziché in una garanzia. I partiti o i gruppi contrari al referendum hanno imparato che conviene invitare all’astensione piuttosto che partecipare e perdere. Questo meccanismo produce tre effetti paradossali:
La minoranza passiva (che non vota) acquisisce più potere della minoranza attiva (che si esprime).
Il dibattito pubblico viene soffocato, perché chi invita a votare si espone al rischio di vanificare il risultato.
Si diffonde un cinismo istituzionale, per cui il voto referendario viene percepito come inutile.
Come ha osservato il giurista Michele Ainis in La cura letale (2010), il quorum “salvaguarda la forma, ma svuota la sostanza” della sovranità popolare. In questo quadro, il voto diventa una trappola procedurale.
3.3 Il quorum come arma del potere
Più che un meccanismo di legittimazione, il quorum si rivela spesso uno strumento difensivo del potere costituito. Garantisce la possibilità di ignorare le istanze popolari attraverso l’astensione indotta, mantenendo lo status quo.
Emblematico è il caso del referendum sulla privatizzazione dell’acqua in Italia (2011), uno dei pochi in cui il quorum è stato superato. La forte partecipazione (oltre il 54%) fu il risultato di una mobilitazione straordinaria. Ma l'eccezione conferma la regola: senza una campagna massiccia, ben finanziata e capillare, nessuna iniziativa referendaria può oggi realisticamente superare il quorum, soprattutto in presenza di una partecipazione media alle elezioni che oscilla tra il 50% e il 60%.
Questo significa che il quorum, in un contesto di crisi cronica dell’affluenza, funziona come un dispositivo di delegittimazione delle minoranze attive, e paralizza l’uso effettivo della democrazia diretta.
3.4 Modelli alternativi: quorum di tipo deliberativo
Non tutti i sistemi adottano un quorum rigido di partecipazione. In Svizzera, patria storica della democrazia diretta, non esiste alcun quorum per i referendum popolari. Il principio è opposto: chi partecipa, decide. E la responsabilità civica si fonda su un’elevata cultura della partecipazione, alimentata da trasparenza, educazione e fiducia.
Alcuni modelli, come quello proposto da Jürgen Habermas nella sua teoria della democrazia deliberativa (Between Facts and Norms, 1992), suggeriscono una visione più articolata: la legittimità di una decisione non dipende solo dalla quantità dei voti, ma dalla qualità del processo partecipativo. In quest’ottica, il quorum non è un criterio di validazione, ma uno stimolo alla partecipazione attiva e informata.
Altre soluzioni ibride prevedono:
Quorum deliberativi (soglie più basse se accompagnate da dibattito pubblico certificato);
Quorum flessibili (proporzionali all’interesse pubblico in gioco);
Validazione attraverso assemblee civiche sorte da sorteggio.
3.5 L’abolizione del quorum come riforma strutturale
Nel contesto della democrazia digitale, l’abolizione del quorum potrebbe rappresentare una svolta storica. Se i cittadini avessero la possibilità di partecipare a consultazioni frequenti e semplici, da dispositivi digitali sicuri e certificati, la logica dell’astensione strategica verrebbe neutralizzata.
In un sistema ad alta frequenza di voto, il principio dovrebbe essere:
👉 chi partecipa decide, mentre chi si astiene accetta implicitamente la decisione della maggioranza attiva.
Perché ciò sia sostenibile, è necessario:
garantire accessibilità e sicurezza (es. sistemi basati su SPID o identità digitale);
attivare meccanismi di notifica e trasparenza informativa;
assicurare la possibilità di discussione pubblica strutturata (forum digitali certificati, moderazione indipendente).
La democrazia diretta del futuro non si fonda sull’unanimità impossibile, ma su una partecipazione diffusa, informata e continua.
Fonti e riferimenti bibliografici citati
Michele Ainis, La cura letale. I mali della politica italiana (2010)
Bernard Manin, Principes du gouvernement représentatif (1995)
Jürgen Habermas, Between Facts and Norms (1992)
AA.VV., Swiss Democracy (Wolf Linder, 2010)
Costituzione della Repubblica Italiana, art. 75
Dati Ministero Interno, Referendum abrogativo 2022