https://youtu.be/TaDrkBG641I
Quanti rifiuti in plastica produciamo?
Secondo un autorevole studio pubblicato su Science Advance l'Italia è al nono posto nel mondo per produzione di rifiuti di plastica in Kg anno/Pro capite: Usa (105), Gran Bretagna (99), Corea del Sud (88), Germania (81), Thailandia (70), Malesia (67), Argentina (61), Russia (59), Italia (56), Brasile (52).
Soprattutto negli ultimi cinque anni, plastica e microplastiche stanno danneggiando gli ecosistemi marini. In particolare gli stati asiatici ( specialmente Indonesia e India) che ospitano la maggior parte dei 10 fiumi del mondo più inquinati contribuiscono a far arrivare la plastica negli oceani.
Le 33 nazioni che si affacciano sul mare Mediterraneo scaricano ogni anno 229 mila tonnellate di plastiche, anche se il 50% proviene da Egitto (74 mila), Italia (34 mila) e Turchia (24 mila).
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Dalla cattiva gestione dei rifiuti all’economia circolare
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Il riciclo chimico della plastica può essere effettuato in tre modi:
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Riciclo chimico, pirolisi per convertire plastica in petrolio e gas
La soluzione “circolare” del riciclo chimico: l’indagine della BCG (Boston Consulting Group) “A Circular Solution to Plastic Waste”, spiega come la pirolisi consenta di convertire la plastica in petrolio e gas e di come possa diventare un’alternativa strutturata al riciclo meccanico e migliorare l’impatto ambientale
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La produzione di materie plastiche è aumentata vertiginosamente negli ultimi decenni: metà di tutta la plastica prodotta è stata realizzata negli ultimi 15 anni, la maggior parte sotto forma di imballaggi. È aumentata anche la quantità di rifiuti plastici generati, ma i metodi per gestirli non hanno tenuto il passo: ogni anno, stima Boston Consulting Group, su 350 milioni di tonnellate di plastica prodotte nel mondo, 250 finiscono in discariche o vengono disperse nell’ambiente, 10 finiscono negli oceani. Il primo passo per ridurre il grande impatto ambientale della plastica è limitare l’utilizzo di quella monouso, incentivare il riuso e il riciclo, con una cultura del consumo più consapevole, soprattutto nelle prime 20 economie mondiali che da sole utilizzano dal 75% al 90% della plastica totale. Ma la lotta ai rifiuti della plastica ha un nuovo prezioso alleato tra le soluzioni di riciclo “circolari”: la pirolisi, il riciclo chimico che può coadiuvare (se non sostituire) quello meccanico tradizionalmente praticato.
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Lo rivela l’indagine di BCG “A Circular Solution to Plastic Waste” che ha messo sotto la lente il potenziale delle tecnologie circolari, in grado di mitigare gli effetti negativi del modello attuale di smaltimento della plastica. Lo studio evidenzia come il riciclo meccanico (cioè il recupero dei rifiuti di plastica attraverso processi meccanici) presenti diversi limiti: richiede una catena di approvvigionamento sviluppata, con forti capacità di selezione, lavaggio e macinazione, ma soprattutto non è in grado di trattare alcune materie plastiche (sia comuni che polimeri avanzati), per cui si attende la realizzazione di nuovi materiali progettati per la riciclabilità.
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Un’indagine approfondita sulla catena del valore, i costi di processo, il potenziale di mercato e l'impatto ambientale della pirolisi in otto Paesi che rappresentano mercati maturi (Singapore e Seine-Maritime in Francia), moderatamente sviluppati (gli stati americani Alabama, Florida, Georgia, Louisiana e Texas) ed emergenti (le province cinesi dello Guangdong e dello Zhejiang) evidenzia come la soluzione dal punto di vista economico sia disponibile in tutti i contesti. In sei di questi sarebbe possibile realizzare impianti in grado di smaltire fino a 30 chilotonnellate di plastica l’anno con un ritorno economico che ne giustifichi l’investimento. In alcuni paesi l’impatto dell’uso del riciclo chimico sarebbe immediato e sostanziale, in altri lo diventerebbe rendendo meno convenienti i sistemi di smaltimento più dannosi per l'ambiente come le discariche. Se aziende, istituzioni e governi riusciranno a supportarla, la pirolisi può avere un ruolo importante nel mitigare l'impatto ambientale della plastica nel breve e medio termine, contribuendo a migliorare la questione ambientale globale.
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8 CIVICNESS ITALIA
Il seguente volume raccoglie in maniera sistematica post apparsi su blog, interventi in conferenze pubbliche, seminari di studio, repliche ad articoli pubblicati su quotidiani, settimanali, mensili, ecc. In ognuno di essi si può notare come, ad ogni spunto polemico, segua sempre una pars construens in cui si illustra una proposta di riforma o almeno una traccia di soluzione di un problema. A differenza di quanto avvenuto in passato, in cui venivano sviluppate tematiche autoconcluse (La scuola inutile, Nuovi modelli di scuola, I limiti del globale, Il sistema Italia, Caro Mario ti scrivo, Sostiene Nat Russo, Non mi rompere i tabù) in questo caso tutti i differenti elementi convergono verso un unico target dinamico: la creazione di un soggetto politico plurale portatore di una volontà di cambiamento forte basata sulla Civicness. La Civicness, ossia il senso civico, pare essere la materia più rara (ma più necessaria) oggi in Italia. Prevale un diffuso senso di disimpegno, di menefreghismo, di “basto a me stesso”, di “se posso arraffo”, di “alla faccia degli altri”, di “io sono più furbo e ti frego”, di “dacci dentro con l’assalto alla diligenza”, di “ogni lasciata è persa”, di “ma che il fesso sono solo io?”. L’algoritmo sociale proposto per CIVICNESS va certamente limato ed approfondito, ma allo stato attuale, come ogni progetto open source che si rispetti, esso viene dato in affido alla comunità scientifica perché lo faccia proprio, lo implementi, lo migliori, ne verifichi i punti deboli e le carenze, ne segnali le sempre possibili contraddizioni. Si tratta comunque di un atto fondativo. Civicness Italia nasce oggi. Nat Russo Italia, Liguria, Savona, 1 Gennaio 2022
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