martedì 4 giugno 2024

Corso di politica dell'innovazione: Lezione 6 La pirolisi per contrastare l'emergenza plastica


https://youtu.be/TaDrkBG641I

Quanti rifiuti in plastica produciamo?

Secondo un autorevole studio pubblicato su Science Advance l'Italia è al nono posto nel mondo per produzione di rifiuti di plastica in Kg anno/Pro capite: Usa (105), Gran Bretagna (99), Corea del Sud (88), Germania (81), Thailandia (70), Malesia (67), Argentina (61), Russia (59), Italia (56), Brasile (52). 

Soprattutto negli ultimi cinque anni, plastica e microplastiche stanno danneggiando gli ecosistemi marini. In particolare gli stati asiatici ( specialmente Indonesia e India) che ospitano la maggior parte dei 10 fiumi del mondo più inquinati contribuiscono a far arrivare la plastica negli oceani. 

Le 33 nazioni che si affacciano sul mare Mediterraneo scaricano ogni anno 229 mila tonnellate di plastiche, anche se il 50% proviene da Egitto (74 mila), Italia (34 mila) e Turchia (24 mila). 

Dalla cattiva gestione dei rifiuti all’economia circolare 

Il riciclo chimico della plastica può essere effettuato in tre modi:

Dissoluzione: da plastica a polimero, che può dar vita a nuova plastica.
Depolimerizzazione: da plastica a monomero, che può dar vita a nuovi polimeri.
Conversione: da plastica a materia prima, che può dar vita a nuovi idrocarburi.
La pirolisi è uno dei processi per raggiungere gli impegnativi obiettivi di riciclo e rispondere alla necessità di circolarità della plastica. Il processo avviene ad alte temperature (in assenza di ossigeno) e trasforma i rifiuti di plastica in materie prime che vengono ulteriormente utilizzate nella produzione di nuovi prodotti chimici, facendo così progredire la circolarità della plastica.
In particolare il plasmix, il rifiuto in plastica mista che non è adatto a un efficace riciclo meccanico, e che rappresenta una percentuale significativa dei rifiuti in plastica che attualmente non vengono riciclati, trova nella pirolisi una soluzione ideale per lo smaltimento.
Attualmente, i rifiuti in plastica mista vengono inceneriti (aumento delle emissioni di CO2) o messi in discarica (dispersione dei rifiuti in plastica nell'ambiente). Il riciclo chimico evita questi problemi e, poiché riconverte i rifiuti in materie prime, contribuisce a ridurre la dipendenza dalle riserve fossili.
L'obiettivo del progetto è quello di integrare il riciclo meccanico e migliorare drasticamente la circolarità dei prodotti in plastica, ampliando la portata dei flussi di rifiuti riciclabili.

Riciclo chimico, pirolisi per convertire plastica in petrolio e gas


La soluzione “circolare” del riciclo chimico: l’indagine della BCG (Boston Consulting Group) “A Circular Solution to Plastic Waste”, spiega come la pirolisi consenta di convertire la plastica in petrolio e gas e di come possa diventare un’alternativa strutturata al riciclo meccanico e migliorare l’impatto ambientale

La produzione di materie plastiche è aumentata vertiginosamente negli ultimi decenni: metà di tutta la plastica prodotta è stata realizzata negli ultimi 15 anni, la maggior parte sotto forma di imballaggi. È aumentata anche la quantità di rifiuti plastici generati, ma i metodi per gestirli non hanno tenuto il passo: ogni anno, stima Boston Consulting Group, su 350 milioni di tonnellate di plastica prodotte nel mondo, 250 finiscono in discariche o vengono disperse nell’ambiente, 10 finiscono negli oceani. Il primo passo per ridurre il grande impatto ambientale della plastica è limitare l’utilizzo di quella monouso, incentivare il riuso e il riciclo, con una cultura del consumo più consapevole, soprattutto nelle prime 20 economie mondiali che da sole utilizzano dal 75% al 90% della plastica totale. Ma la lotta ai rifiuti della plastica ha un nuovo prezioso alleato tra le soluzioni di riciclo “circolari”: la pirolisi, il riciclo chimico che può coadiuvare (se non sostituire) quello meccanico tradizionalmente praticato.


Lo rivela l’indagine di BCG “A Circular Solution to Plastic Waste” che ha messo sotto la lente il potenziale delle tecnologie circolari, in grado di mitigare gli effetti negativi del modello attuale di smaltimento della plastica. Lo studio evidenzia come il riciclo meccanico (cioè il recupero dei rifiuti di plastica attraverso processi meccanici) presenti diversi limiti: richiede una catena di approvvigionamento sviluppata, con forti capacità di selezione, lavaggio e macinazione, ma soprattutto non è in grado di trattare alcune materie plastiche (sia comuni che polimeri avanzati), per cui si attende la realizzazione di nuovi materiali progettati per la riciclabilità.

Intanto però si stanno affermando tecniche di riciclo circolare della plastica molto promettenti. Fra tutte la pirolisi, che consiste nell’applicazione di una fonte di calore in totale assenza di ossigeno, permette la scomposizione chimica del materiale, con il passaggio da polimeri a singoli monomeri, ottenendo a fine processo mediamente il 70-80% di petrolio (riutilizzabile in vari modi) e il 10-15% gas. Quel che resta, è materiale bruciato riutilizzabile nella costruzione di strade o da conferire in discarica.
Per BCG la pirolisi può diventare un’alternativa strutturata al riciclo meccanico, grazie a costi inferiori e facilità di applicazione, con la possibilità di riciclare un maggiore numero di tipologie di plastica, senza la necessità di un sistema a circuito chiuso di macinazione, separazione, essicazione e compouding. Inoltre, rappresenta un business promettente per le aziende chimiche. A patto che si tengano presenti quattro fattori: il volume di plastica disponibile, i costi di acquisizione e di trattamento, la capacità del progetto e i costi operativi, oltre ai ricavi dalla vendita di combustibile.

Un’indagine approfondita sulla catena del valore, i costi di processo, il potenziale di mercato e l'impatto ambientale della pirolisi in otto Paesi che rappresentano mercati maturi (Singapore e Seine-Maritime in Francia), moderatamente sviluppati (gli stati americani Alabama, Florida, Georgia, Louisiana e Texas) ed emergenti (le province cinesi dello Guangdong e dello Zhejiang) evidenzia come la soluzione dal punto di vista economico sia disponibile in tutti i contesti. In sei di questi sarebbe possibile realizzare impianti in grado di smaltire fino a 30 chilotonnellate di plastica l’anno con un ritorno economico che ne giustifichi l’investimento. In alcuni paesi l’impatto dell’uso del riciclo chimico sarebbe immediato e sostanziale, in altri lo diventerebbe rendendo meno convenienti i sistemi di smaltimento più dannosi per l'ambiente come le discariche. Se aziende, istituzioni e governi riusciranno a supportarla, la pirolisi può avere un ruolo importante nel mitigare l'impatto ambientale della plastica nel breve e medio termine, contribuendo a migliorare la questione ambientale globale.


Un impianto per il distretto di Savona

Un impianto adatto alle dimensioni del distretto di Savona (Bergeggi, Vado, Quiliano, Savona, Albissola Mare e Albisola Superiore) potrebbe essere il Beston BLJ-3 capace di smaltire 2-3 T/giorno (quanta è appunto la produzione di plasmix locale) il cui costo è inferiore ai 30 mila €.

8 CIVICNESS ITALIA

Il seguente volume raccoglie in maniera sistematica post apparsi su blog, interventi in conferenze pubbliche, seminari di studio, repliche ad articoli pubblicati su quotidiani, settimanali, mensili, ecc. In ognuno di essi si può notare come, ad ogni spunto polemico, segua sempre una pars construens in cui si illustra una proposta di riforma o almeno una traccia di soluzione di un problema. A differenza di quanto avvenuto in passato, in cui venivano sviluppate tematiche autoconcluse (La scuola inutile, Nuovi modelli di scuola, I limiti del globale, Il sistema Italia, Caro Mario ti scrivo, Sostiene Nat Russo, Non mi rompere i tabù) in questo caso tutti i differenti elementi convergono verso un unico target dinamico: la creazione di un soggetto politico plurale portatore di una volontà di cambiamento forte basata sulla CivicnessLa Civicness, ossia il senso civico, pare essere la materia più rara (ma più necessaria) oggi in Italia. Prevale un diffuso senso di disimpegno, di menefreghismo, di “basto a me stesso”, di “se posso arraffo”, di “alla faccia degli altri”, di “io sono più furbo e ti frego”, di “dacci dentro con l’assalto alla diligenza”, di “ogni lasciata è persa”, di “ma che il fesso sono solo io?”. L’algoritmo sociale proposto per CIVICNESS va certamente limato ed approfondito, ma allo stato attuale, come ogni progetto open source che si rispetti, esso viene dato in affido alla comunità scientifica perché lo faccia proprio, lo implementi, lo migliori, ne verifichi i punti deboli e le carenze, ne segnali le sempre possibili contraddizioni. Si tratta comunque di un atto fondativo. Civicness Italia nasce oggi. Nat Russo Italia, Liguria, Savona, 1 Gennaio 2022

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