Il militante ecologista ha alcune fissazioni: una di queste è la lotta all'auto privata e l'idolatria della bicicletta. A che serve spostarsi? Masse state ferme dove siete. Caso mai facciamo le piste ciclabili per le masse. Utilissime, specie d'inverno, per decimare gli anziani. Ma i leader verdi girano per il mondo, in aereo e taxi, i no TAV con i loro pulmini da globe trotter sono ovunque, Green Peace usa motoscafi da altura milionari per difendere le balene. Vorrei vederli spostarsi in bicicletta ed in canotto. Per ogni giusta causa (la massa che non deve andare in auto) c'è una causa ancora più giusta (il leader può andare in taxi ed in aereo ovunque per dire che gli altri non lo devono fare). Per la ferrovia ci sono versioni contrastanti, treni sì ma lenti.
Il militante ecologista istruisce tutti con dati pseudoscientifici nella maniera più acritica possibile al solo scopo di sostenere una tesi politica. I dati che sciorina provengono da un indottrinamento avuto nella sua associazione, l'unica degna di una fede che si rispetti... quella cieca. Da buon pseudo scienziato è impermeabile a qualsiasi smentita: ha sempre ragione. Ama in maniera smodata ed acritica ogni possibile ciarpame della medicina alternativa. Confonde la numerologia con la matematica, l'astrologia con l'astronomia, l'alchimia con la chimica, la climatomanzia con la climatologia. Crede cioè in un'arte divinatoria che deduce dal comportamento umano il futuro climatico della terra, con l'idea propria di ogni pseudo religione di prescrivere a ciascuno degli atti penitenziali.
L’ Italia è una nazione che in virtù di una particolare configurazione morfologica presenta un grande sviluppo costiero. Ben 4000 Km di coste e migliaia di porti e di approdi ne fanno un paese marittimo per eccellenza.
Questa peculiarità va sfruttata appieno da un punto di vista della mobilità collettiva.
Oggi un aliscafo elettrico ha il costo di un autobus, una capienza di 20 posti, un'autonomia di 100 Km, un costo di ricarica di 5 €, raggiunge la velocità di 30 nodi/ora (60 Km/ora) può dunque competere per capacità, velocità e costi con gli altri mezzi di mobilità collettiva. In più molte infrastrutture di imbarco/sbarco passeggeri sono già esistenti e sovente collocate in posizione ottimale rispetto all'accessibilità urbana dei potenziali fruitori.
Con una spesa relativamente ridotta si possono realizzare nuovi approdi nelle località che ne sono sprovviste o adattare alla funzione quelli esistenti.
Il sistema di prenotazione online e di monitoraggio costante permettono inoltre una ottimizzazione delle fermate previste e un costante controllo dei tempi di percorrenza. La scelta di mobilità marittima integrata non inquinante permette un incremento della domanda verso la cantieristica minore ed il rimessaggio con un forte rilancio occupazionale in un settore di cui siamo leader mondiali.
ALEF AUTOMOTIVE | La macchina volante approvata dalla FAA
Alef Automotive è una startup in California che sta sviluppando la Model A, un prototipo di auto volante che è in grado di muoversi tra i cieli della città, guidare tra gli edifici e parcheggiare. La Model A non è più solo una proposta buona per qualche video proporzionale ma il 4 luglio ha ricevuto l’approvazione per cominciare i test dalla Federal Aviation Administration (FAA) degli Stati Uniti. Il permesso in questo caso fa parte di una categoria speciale: quella della aeronavigabilità.
I piani per la realizzazione del Model A per adesso sono complessi. Si tratta di un veicolo completamente elettrico, con un’autonomia di 321 km su strada e 177 km in volo. Non molto a dire il vero. Per quanto riguarda le auto elettriche infatti gli ultimi modelli sul mercato garantiscono prestazioni di partenza più alte. Una Tesla Model 3 garantisce già un’autonomia di circa 437 km. Alef Automotive però guarda già in avanti. Il suo obiettivo è quello di consegnare il primo modello completamente funzionante nel 2025 e venderlo a 300.000 euro.
Come funziona la Model A di Alef Automotive
Non è la prima volta che viene rilasciato un certificato di aeronavigabilità. Alef rivendica il suo primato perché spiega di avere in mano il primo modello che sembra simile a un auto normale, che può muoversi come un’auto normale e che soprattutto può parcheggiare come un’auto normale. In effetti guardando i primi rendering diffusi sui canali dell’azienda il prototipo di Model A sembra un’auto arrivata direttamente dai nuovi episodi di Futurama.
ALEF AUTOMOTIVE | Il design della macchina volante
Conducente e passeggero stanno insieme in un unico modulo dalla forma quasi sferica. Durante gli spostamenti tutta l’auto cambia il suo assetto, il modulo sferico rimane fermo e i rotoli posizionati sotto l’auto la sollevano come fosse in verticale. Troppo in là con il futuro? Forse. Intanto però sul sito di Alef Automotive è già possibile staccare un biglietto per diventare uno dei premi acquirenti di questa auto. Per mettersi in fila bisogna pagare subito 150 dollari.
eVTOL – electric Vertical Take-Off and Landing
https://youtu.be/VcdPyzCgkZk
Le auto volanti eVTOL – electric Vertical Take-Off and Landing
La casa automobilistica tedesca Porsche annuncia ufficialmente una collaborazione con Boeing nell’ambito della mobilità urbana, gli ingegneri starebbero progettando un concept di un velivolo – ovvero, un veicolo volante ad alimentazione elettrica, in grado di decollare ed atterrare verticalmente e destinato a circolare negli spazi urbani: quindi a muoversi nelle nostre città. Secondo uno studio condotto da Porsche Consulting nel 2018, il mercato della mobilità urbana aerea potrebbe ottenere un’enorme crescita a partire dal 2025 e le soluzioni disponibili, consentiranno di trasportare i passeggeri in maniera più semplice, efficiente ma soprattutto economica rispetto ai tradizionali mezzi di trasporto. A collaborare, inoltre, ci sarebbe anche la squadra di Aurora Flight Sciences – sussidiaria di Boeing -, che starebbe partecipando alla creazione del prototipo e si occuperà di testare i veicoli.
Nel 2023 i veicoli volanti potranno trasportare merci
Prove tecniche di decollo per l’automobile volante. Il test della vettura progettata da Nec è avvenuto a Tokyo, in Giappone, dove ha sede l’azienda. Il veicolo, scarico e pilotato da terra, ma ideato per il trasporto passeggeri, si è librato in volo per diversi secondi, quasi un minuto secondo quanto riferito dall’Ap, per poi atterrare appoggiandosi nuovamente al suolo. Bianca e blu la livrea dell’automobile volante, con il logo dell’azienda ben visibile in prossimità delle quattro eliche, propulsori che ricordano, almeno nella disposizione, quelli di diversi droni quadricotteri nonché dei primi prototipi di moto volanti. “Il Giappone è un Paese ad elevata densità abitativa”, ha spiegato Kouji Okada, responsabile del progetto, convinto che “la macchina volante potrebbe alleggerire il traffico sulle strade”. E ha aggiunto: “Vogliamo collocarci sul mercato come facilitatori della mobilità aerea, offrendo le infrastrutture necessarie per progettare le automobili volanti”, la nuova frontiera della mobilità del futuro. Mentre in Europa i droni hanno cominciato a consegnare i primi pacchi dell’e-commerce, in Giappone Nec prevede che nel 2023 i veicoli volanti potranno già trasportare merci. Le persone nel 2030.
Il fattorino è un drone
Il fattorino non è umano ma è un drone. Consegna entro 30' dall'ordine. Mica male.
Tuc come ti assemblo l'auto del futuro Immaginate che la vostra auto sia uno smartphone, dove ci sia uno store che vi permetta di installare a vostro piacimento i componenti, che sia un sedile super digitale, un device piuttosto di un altro, o addirittura una macchina del caffè. Il tutto, ovviamente, senza causare l’impazzimento del produttore, non più costretto a correre dietro a chilometri di cavi e a cablaggi diversi. L’immagine appena descritta potrebbe essere un vero game changer in un’industria, quella dell’automotive, risultato di gerarchie, di sistemi e di complessità ingegneristiche del passato. A proporla è Ludovico Campana, che con il suo socio Sergio Pininfarina, ha fondato Tuc, una spina che all’interno di un veicolo permette di connettere tutti i componenti, che avranno quindi la stessa presa universale. Volendo fare qualche paragone, dopo aver assistito alla digitalizzazione della comunicazione con gli smartphone, a quella degli oggetti con l’internet of things, Tuc vuole portare il comparto dell’auto nell’era digitale. “Se non parliamo di lusso, l’auto non è più un oggetto di desiderio. Noi vogliamo rispondere a questa esigenza: creare una sorta di lingua inglese delle auto che possa migliorare la vivibilità e l’esperienza, dove l’usabilità sia più importante della scocca, e fare in modo di dare un responso a pubblico sofisticato e digitale”, spiega. Classe 1992, Ludovico ha iniziato la sua carriera professionale come automotive & mobility designer sviluppando progetti relativi alla mobilità, human machine interface, product design e transportation design grazie ai quali è stato in grado di toccare l’intero processo dall’ideazione alla realizzazione di un prodotto e toccare le dinamiche delle nuove esigenze industriali. È stato anche docente allo Ied di Torino. “Sono stato un designer che ha lavorato nel mondo delle auto. Mi sono licenziato perché non condividevo più il messaggio del comparto”, confida. “Con Tuc abbiamo dimostrato che un’idea può essere realizzata, e che la mobilità può essere davvero cambiata. Se questa cosa va in porto, si viene a creare una nuova generazione di auto, coerente con l’attuale società. La mobilità oggi consiste nel trasportare da un punto A un punto B nel miglior modo possibile”. Ma cosa manca, allora per trasformare questa idea in realtà? Formalmente nulla: dalla fine di giugno il brevetto Tuc, riconosciuto come invenzione industriale in 135 Paesi, è pronto per essere dato in mano a un costruttore, che possa inserirlo nel processo progettuale di un veicolo: “I produttori sono rimasti sorpresi dalla riduzione di componenti che Tuc porta. Abbiamo selezionato i dettagli e i componenti tecnologici in maniera che possano essere contati sul palmo di una mano: il risultato è un processo industriale che coinvolge meno componenti, è più efficiente e meno inquinante”. Le grandi aziende interessate al progetto non mancano: Bosch è uno dei grandi marchi che ha deciso di realizzare uno schermo plug & play per Tuc. Intel, Cisco, Chicco sono altri brand che hanno stretto una partnership con la startup. Diversi investitori hanno creduto nel progetto, e permesso ai due fondatori di raccogliere 2 milioni di euro per strutturare il piano industriale. Tanto per fare qualche nome, tra di loro c’è Amedeo Felisa, già amministratore delegato di Ferrari. Altri nomi di investitori sono quelli di Dario Tosetti, Enrico Boglione, Pietro Croce: insomma l’idea di Tuc sembra essere convincente su tutti i fronti. Ancora di più, se pensiamo ai passi in avanti che tutto il settore sta facendo: “Soltanto in Cina ci sono 400 produttori di auto elettriche. La sociologia dell’automobile ha influenzato la città, che si sono allargate per fare spazio a questo oggetto. Adesso ci sarà un rinnovamento di un concetto di veicolo: non esisteranno più auto monofunzione, ma saranno auto multimodali con infinite possibilità su uno stesso pianale. Questo connettore potrebbe avere un ruolo fondamentale nel processo”. Un fermento che non è riservato soltanto al mercato cinese. Secondo Campana, Tuc non sarebbe potuta nascere se non in Italia, grazie al tessuto industriale torinese e all’incubatore I3P del Politecnico di Torino, considerato il migliore al mondo secondo l’Ubi Global World Rankings of Business Incubators and Accelerators 2019 – 2020. “La cosa che mi piace dell’Italia è che fai talmente tanta fatica a emergere, che alla fine sei sicuro che è l’idea giusta perché viene criticata ed esaminata in ogni dettaglio”, conclude.
Livelli di guida automatica
https://youtu.be/EmMRN-8jFZQ
Veicoli a guida automatica
Il taxista... fiuuu. L'autista...fiuuu. Il camionista... fiuuu. Ci sono però i passeggeri, ci sono però le merci da trasportare. Non è il futuro ma il presente. Peccato che qualcuno fa finta di non accorgersene.
Nel 2014 la SAE International, un ente di normazione nel campo dell'industria automobilistica, ha pubblicato un nuovo standard internazionale J3016 che ha definito sei differenti livelli per la guida automatica. Questa classificazione è basata su quanto il guidatore debba intervenire, più che sulle capacità del mezzo.
I sei livelli sono:
• Livello 0 - Nessuna autonomia: Il guidatore si deve occupare di ogni aspetto della guida anche quando coadiuvato dai sistemi della macchina.
• Livello 1 - Assistenza alla guida: La macchina può accelerare/frenare e sterzare autonomamente in un certo numero di situazioni, ma il guidatore deve essere pronto a riprenderne il controllo in qualsiasi momento.
• Livello 2 - Automazione parziale: Accelerazione/frenata e sterzare sono lasciati completamente alla macchina, ma il guidatore si deve occupare del monitoraggio dell'ambiente circostante in ogni caso.
• Livello 3 - Automazione condizionata: Accelerazione/frenata, sterzare, ma anche il monitoraggio dell'ambiente circostante sono compiti della macchina, ma il guidatore deve essere pronto ad intervenire in caso di richiesta del sistema.
• Livello 4 - Alta automazione: Il sistema automatico è in grado di gestire qualsiasi evenienza, ma non deve essere attivato in condizioni estreme di guida come in caso di maltempo.
• Livello 5 - Completa automazione: Il sistema di guida automatica è in grado di gestire tutte le situazione gestibili da un umano, quindi non c'è bisogno di alcun intervento da parte nostra.