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AI Regio
Regions and Digital Innovation Hubs alliance for AI-driven digital transformation of European Manufacturing SMEs. AI Regio è una rete collaborativa di 13 regioni e dei loro corrispondenti Digital Innovation Hub (DIH) e Competence Centre, che coinvolge attivamente le autorità e le agenzie regionali, con un portafoglio di diverse migliaia di PMI e che rappresentano il 15% del PIL dell’UE.
Le regioni dei quattro motori d’Europa:
Lombardia
Baden-Württemberg
Alvernia-Rodano-Alpi
Catalogna
Le regioni europee all’avanguardia in termini di PIL, industrializzazione e innovazione, collaborano strettamente e trasferiscono conoscenze ed esperienze ad altre nove regioni d’avanguardia.
L’attuale toolkit di 64 risorse tecnologiche abilitate all’intelligenza artificiale sarà ulteriormente ampliato dagli esperimenti di bando aperto AI REGIO. In totale, verranno condotti più di 30 esperimenti applicativi guidati da DIH e orientati alle PMI nell’ambito di un quadro unificato comune per la misurazione, la valutazione e il benchmarking dell’impatto etico-sociale-aziendale.
Cosa cambia con Industria 5.0
Parliamo di una visione dell’industria europea guidata dalla ricerca e dall’innovazione, automatizzata e interconnessa ma anche sostenibile, incentrata sull’uomo e resiliente. Il giusto bilanciamento volto alla ricerca dell’equilibrio ottimale tra efficienza e produttività .
Alfabetizzazione digitale
Progettazione e analisi critica delle applicazioni di Intelligenza Artificiale
Approcci di gestione e di leaderhip Problem Soving e Design Thinking
Sicurezza tecnologica organizzativa e ambientale degli ambienti di lavoro
Mentalità interculturale, multidisciplinare
Consapevolezza e cultura della protezione dei dati personali
Doti comunicative
Capacità di gestire la complessità
Sono queste le sfide da cogliere per il successo delle organizzazioni. Altrettanto le stesse rappresentano i fattori chiave di quel circolo virtuoso che, solo, potrà rivelarsi in grado di accelerare tanto la ripresa economica quanto la previsione di modelli di business di valore e di progresso sostenibile in vista di una migliore integrazione dei bisogni sociali ed ecologici, della loro percezione e contribuendo, allo stesso tempo, ai valori europei proprio attraverso l’impiego esperto delle nuove tecnologie. Portare ad un livello superiore produttività ed efficienza, semplificare i processi e incrementare i ricavi è il traguardo da tagliare.
Lo scenario per CEO e CFO
Aree strategiche cruciali in cui CEO e CFO potranno misurare la loro leadership in modo costruttivo e vantaggioso per tutti. Fondamentale sarà infatti il ruolo di manager dotati delle giuste capacità di intuizione e di mediazione; leader consapevoli di quanto la trasformazione della società necessiti di approcci sistemici e di “interazioni” che – sebbene in certa misura continuino ad essere orientati da leggi e normative – per la gran parte dipenderanno comunque da buoni comportamenti che vanno molto oltre le norme cogenti della Legge.
È, dunque, in piena fase evolutiva la percezione della sostenibilità sia sociale che ambientale che, per quelle organizzazioni che vogliono rimanere attraenti per gli investitori, da mero adempimento cogente di conformità, diviene abilitatore strategico e catalizzatore di primaria importanza. Un percorso che dalla convergenza cyber-fisica, resa possibile dall’IoT, dalla trasformazione digitale industriale, dall’iper-automazione, dalla robotica avanzata e dall’analisi dei Big Data, si sposta inesorabilmente verso una dimensione più umana, sociale e ambientale. Piuttosto una logica continuazione dell’ambiente Industria 4.0, guidato dai due parametri sviluppo tecnologico e ritorno dell’investimento con in più la presa di coscienza sull’urgente necessità di procedere verso un cambio di paradigma che riduce l’enfasi sulla tecnologia e presuppone, invece, che il progresso si basi sul perfezionamento delle interazioni collaborative tra umani e macchine, migliorando al contempo sia la capacità di “gestione agile” della leadership e dei lavoratori, sia la soddisfazione del cliente attraverso la fornitura di prodotti finemente personalizzati.
Le stesse metriche ESG, acronimo per Environmental, Social and Governance (ovvero attenzione ai fattori ambientali, sociali e di buon governo), indicatori ambientali e sociali della riduzione del rischio e del miglioramento delle prestazioni finanziarie, diventano mainstream e stanno catturando la migliore attenzione dei consigli di amministrazione e degli investitori.
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I vantaggi di Industria 5.0
Sfide a parte, alcune caratteristiche oggettive incoraggiano le organizzazioni imprenditoriali a implementare l’Industria 5.0
Intanto il miglioramento dell’interazione uomo-macchina lascia intendere una rilevante riduzione dell’inefficienza produttiva. I robot collaborativi – COBOT- svolgono lavori ripetitivi e pericolosi mentre le persone si concentrano sulla creatività e su soluzioni aziendali efficienti.
Il contenimento degli errori e degli sprechi ridurrà i costi e aumenterà la sostenibilità e l’attenzione verso il Pianeta. I sensori intelligenti e connessi e il software personalizzato forniscono una panoramica predittiva in tempo reale del clima, della temperatura, del consumo di energia e altro.
L’incremento del potenziale umano contribuirà a promuovere l’aggiornamento e la riqualificazione delle competenze, favorendo innovazione e ricerca in chiave problem solving. Le competenze, l’efficienza delle persone e la produttività vanno di pari passo. I nuovi ruoli di responsabilità hanno nomi altisonanti come: Digital Ethics Officer, Lean 4.0 Engineer, Industrial Big Data Scientist, Collaborative Robots Expert, IT/OT Integration Manager, Digital Mentor.
Le tecnologie innovative e le relative applicazioni, la robotica, l’intelligenza artificiale, potranno così contare su implementazioni consapevoli e corrette dal punto di vista del rispetto dei principi e dei diritti umani, prima fra tutti quelli del rispetto della dignità .
La competitività e la reputazione sul mercato delle aziende ne risulterebbe accresciuta.
Insomma un cambio di paradigma che, inoltre, riflette alla perfezione tanto il pensiero “post-Covid” e gli insegnamenti tratti dalla pandemia, quanto il contesto geopolitico in cui le aziende si trovano ad operare. Lo studio The European Double Up di Accenture, presentato nella cornice di Davos 2021, evidenzia come lo scenario sociale ed economico post Covid-19 non possa prescindere da una trasformazione guidata dagli elementi di sostenibilità e digitalizzazione. Un cambiamento ad oggi divenuto inevitabile e necessario. Secondo l’ultimo McKinsey Global Survey i leader finanziari sono, infatti, profondamente coinvolti nel determinare come le aziende si adattano ai cambiamenti imposti dalla pandemia di Covid-19 e alla maggiore attenzione rivolta alle questioni sociali e ambientali, in particolare nei luoghi in cui digitale e finanza si intersecano.
E, dunque, se prima del 2020 gli imperativi del management aziendale si concentravano sul miglioramento dell’efficienza operativa e della resilienza, sull’identificazione dei risparmi sui costi, sulla crescita dei clienti e il rafforzamento dell’integrità della supply chain, oggi, il focus si sposta sulla centralità del fattore umano, sull’attenta valutazione dei fattori sociali e ambientali, sull’implementazione di processi circolari che riutilizzano e riciclano con effetti benefici per l’impatto ambientale e il benessere comune. La parola d’ordine è “personalizzazione”: personalizzazione a partire dalla progettazione e produzione delle applicazioni tecnologiche utilizzate per fornire agli utenti prodotti “sartoriali” e informazioni in tempo reale.
L’importanza delle competenze
Investendo in formazione reale, promuovere competenze digitali anche attraverso percorsi e strumenti di didattica proposti dagli stessi dipendenti – auto-formazione continua – concentrando l’attenzione anche su tematiche come la sicurezza dei trattamenti e la protezione dei dati personali, la corretta gestione dei rifiuti e la compliance ambientale. L’adattamento della tecnologia all’uomo coincide non a caso proprio con l’adeguata formazione delle persone che ne fanno uso: tanto vale per l’interazione uomo-macchina, per il calcolo cognitivo, l’utilizzo di algoritmi di autoapprendimento e il calcolo quantistico. Il World Manufacturing Forum ha individuato una top-10 di competenze che saranno necessarie nella produzione futura. Sorprendentemente, solo quattro di loro fanno riferimento alle competenze digitali; le altre si riferiscono a skills come creatività, intraprendenza, flessibilità e apertura mentale. Communication is the real deal.
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Accelerando la digitalizzazione dei processi e l’implementazione di sistemi di pianificazione avanzati attraverso la ricerca di talenti adeguati all’obiettivo.
Favorendo l’empowerment delle persone attraverso pratiche di responsabilizzazione condivisa, prevedendo strumenti di autonomia decisionale distribuita e diffusa. Valorizzare le attitudini specifiche delle persone impiegate.
Implementando sistemi premiali gratificanti e stimolanti, che sappiano dare il giusto peso al raggiungimento degli obiettivi.
Spingendo verso modalità proattive di “lavoro agile e flessibile”, creare task force multifunzionali da attivare prontamente all’occorrenza.
Progettando e siglando valide metodologie di smart working.
Incentivando e rendendo disponibile la fruizione di sportelli che offrono servizi gratuiti: supporto psicologico, supporto nutrizionale, palestre aziendali, babysitteraggio.
Agevolando la comunicazione e la condivisione generazionale, ricercando la contaminazione di competenze in ottica di sviluppo continuo.
Apportando modifiche strutturali alle reti di fornitura implementando strategie di approvvigionamento multiple per beni e servizi critici. Prevedendo piani di dual sourcing.
Implementando la tecnologia per potenziare la supply chain digitale.
Potenziando la sicurezza tecnica ed organizzativa dei processi aziendali, fondamentale per stabilire la fiducia negli ecosistemi interconnessi.
Riducendo l’emissione di gas serra e contribuendo all’efficienza energetica attraverso il diretto coinvolgimento dei fornitori: previsione di codici di etici e di condotta, mappatura degli impatti ambientali, preferenza per l’impiego di fonti di energia rinnovabile, a cominciare dai mezzi di trasporto aziendali.
Conducendo una transizione energetica in modo sostenibile attraverso la gestione digitale della distribuzione di energia, consentendo in tal modo visibilità in tempo reale dei dati di utilizzo dell’energia e dello stato di efficienza dei sistemi di distribuzione elettrica.
Applicando il Legal Design quale metodo interdisciplinare di progettazione legale di qualità delle soluzioni implementate, proattivo ed esteso non solo alle informazioni legali e ai relativi documenti, ma anche ai servizi, ai processi e ai sistemi che ne conseguono.
Un design che incorpora i valori umani ed etici nel processo di sviluppo ed è a questi strategicamente orientato, con evidenti vantaggi in termini di affidabilità e percezione. E’ in questo senso che il modo in cui vengono presentate le informazioni, come la presentazione dei rischi associati alla tecnologia o il grado di affidabilità delle informazioni sul web, si rivela un fenomeno comunicativo carico di valore. Langdon Winner[2] ci insegna che la tecnologia non è neutrale rispetto al valore, ma mostra invece precise scelte morali e politiche. Ne ha fornito un esempio convincente descrivendo, nel suo celebre scritto “Do Artifacts Have Politics?”, i cavalcavia autostradali costruiti negli anno Trenta da Robert Moses, un famoso e influente architetto di pianificazione urbana di New York, che avrebbero dovuto collegare New York a Long Island, portando fino a Long Island Beach.
Si pensa che Moses progettò quei ponti molto bassi in modo tale che consentissero il passaggio solo alle auto mentre il trasporto pubblico (autobus), destinato alle classi meno abbienti, comprese le minoranze razziali, ne fosse di fatto impedito.
Value Sensitive Design
Sebbene ci possano essere diversi dubbi sul fatto che questa conseguenza fosse effettivamente parte del progetto, il potere illustrativo tratto dall’esempio riportato da Winner è perfetto per evidenziare l’importanza politica, morale e reputazionale delle scelte progettuali e della loro percezione. In ambito tecnologico informatico il concetto di design sensibile al valore (VSD) è stato sviluppato dal professor Batya Friedman[3] ed è rappresentato da una metodologia progettuale tripartita integrativa e iterativa, costituita da indagini concettuali, empiriche e tecniche che Friedman e il suo team di studio hanno edificato partendo dall’analisi di tre casi di studio:
il primo i cookie e il consenso informato nei browser we
il secondo riguarda la tecnologia di visualizzazione HDTV in un ambiente d’ufficio
il terzo coinvolge le interazioni dell’utente e l’interfaccia per una simulazione integrata dell’uso del suolo, dei trasporti e dell’ambiente.
attraverso i quali ha inteso tracciare il percorso verso la costruzione della trasmissione del Value Sensitive Design. Un valore che si riversa in chiave proattiva – sia promozionale che preventiva – verso il miglioramento della “salute giuridica” tanto delle persone quanto delle organizzazioni stesse, promuovendo fiducia, consapevolezza e comprensibilità del messaggio legale, e allo stesso tempo evidenziando l’importanza strategica di tanto in ottica di credibilità, apertura, responsabilità e in ultimo di reputazione e risoluzione di problemi reputazionali.
Comunicazione, nudge marketing, legal (design, tech), tecnologia, sicurezza, attention economy, reputation economy. Sono questi i termini essenziali, da conoscere e con i quali familiarizzare, poichè parte integrante di quel “connubio speciale”, guidato dai dati e dallo specifico contesto, che è alla base della creazione e della percezione di valore dei prodotti e servizi di ogni organizzazione, da quelle più semplici a quelle più complesse. Conoscere e progettare i sistemi di creazione del consenso e della fiducia è, infatti, fondamentale in ogni processo, tanto di customer intelligence quanto di tutela della reputazione e posizionamento strategico. Il World Economic Forum[4] stima che almeno il 25% del valore di un’azienda sia direttamente attribuibile alla sua reputazione, nelle aziende di lusso addirittura si parla del 75%, e che i problemi di tipo reputazionale siano quelli con maggior impatto sul valore aziendale e sul prospetto di fatturato. Si parla di economie di reputazione e di reputation management, dove trust, advocacy e stakeholder sono gli elementi portanti.
Perché la trasformazione digitale è la priorità
In questo contesto accelerare la trasformazione digitale, oltre che una necessità, rappresenterà anche un prerequisito strategico cruciale, giocando un ruolo strumentale di primo piano a vantaggio non solo della conformità, del corretto tracciamento dei dati, come della creazione trasparente, pertinente, affidabile, tempestiva e comparabile dei relativi reporting (dati di qualità uniforme, aggiornati regolarmente e privi di distorsioni, derivanti dalle dimensioni dell’azienda, dall’area geografica o dal settore), ma anche di efficaci dimostrazioni destinate a promuovere tanto la rilevanza dedicata alle questioni di sostenibilità rispetto al modello di business della specifica azienda, quanto la validità della strategia di sostenibilità agli occhi degli investitori, in vista di processi decisionali convinti ed efficaci.
Le organizzazioni coinvolte nel processo verso la sostenibilità volontariamente, come scelta “di responsabilità” del management, saranno sempre di più, e tra queste sono comprese le PMI che, in quanto acquirenti e fornitori di grandi aziende e attori dell’economia reale saranno inevitabilmente chiamate alla percezione delle opportunità legate alla svolta green e all’adozione di modelli di business sostenibili. Per le organizzazioni, la digitalizzazione dei dati sulla sostenibilità è un fattore di supporto interessante, non solo per esigenze di compliance bensì in quanto driver per la creazione di valore.
In tal senso l’impiego delle tecnologie si inserisce a pieno diritto nel processo che mira a migliorare la trasparenza, la conservazione in formato digitale, la qualità e la comparabilità delle informazioni, così come la rendicontazione sulle performance, il rispetto delle garanzie minime, la condotta aziendale e lo stesso monitoraggio continuo richiesto dai parametri ESG. Favorisce, inoltre, il grado di responsabilità dell’intero ambiente societario, finanziario ed economico da cui dipende l’esercizio di scelte strategiche consapevoli e la creazione di valore a lungo termine.
Non solo, poiché sia l’azienda che il lavoratore traggono benefici dagli investimenti in competenze, capacità e benessere dei luoghi di lavoro, favorendo in tal modo il raggiungimento degli obiettivi prefissati. È evidente la necessità di raccogliere e gestire informazioni qualitative su larga scala, in modo economico e rapido così da renderle pienamente tracciabili e dimostrabili. Vale ad esempio in ambiti che riguardano la salute e sicurezza dei lavoratori, la riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra (i cosiddetti GHG) ed il trattamento dei rifiuti, il coinvolgimento della catena dei fornitori e la relativa sostenibilità, la redazione di un report finanziario in modo efficiente ed in tempo reale.
Tutto a beneficio della qualità complessiva dei dati a disposizione: dalla raccolta delle informazioni, allo screening, all’inserimento dei dati estratti nel database; dall’analisi e successiva conversione di un enorme volume di tali dati non strutturati in dati strutturati attendibili e prontamente utilizzabili, alla selezione di informazioni preziose dal set di dati strutturati, fino all’elaborazione degli stessi in chiave di classificazione e tassonomia.
Sostenibilità e approccio umano-centrico richiedono entrambi di poter disporre agevolmente di informazioni che riguardano l’uso e la tipologia di materiali utilizzati, l’efficientamento energetico, l’utilizzo di acqua e lo scarico idrico nei processi produttivi, il rispetto della biodiversità, la conformità alle normative cogenti sugli aspetti ambientali, la valutazione ambientale dei fornitori e le pratiche di approvvigionamento, il comportamento anticorruzione ed anticoncorrenziale. E ancora, in ambito sociale e di gestione delle risorse umane, possiamo evidenziare la rilevanza di aspetti riguardanti le relazioni tra lavoratori e il management in termini di pari opportunità e non discriminazione nell’accesso alle cariche, di pratiche per la sicurezza, di rispetto della privacy, di rispetto dei diritti in termini di gender gap, lavoro minorile, di formazione ed istruzione, etc…
Ciascuno di questi aspetti comporta la necessità di raccogliere evidenze e registrazioni, di analizzare rischi, individuare contromisure ed effettuare azioni preventive o migliorative, di indicatori tempestivi, il tutto in maniera tracciabile, sicura ed incontrovertibile. È chiara l’utilità di validi strumenti digitali che siano un affidabile supporto operativo e decisionale, in grado di fornire notifiche, avvisi, approfondimenti e suggerimenti utilizzabili per migliorare un programma di business sostenibile e costruire roadmap aziendali che allineino gli obiettivi aziendali e climatici. Le iniziative intraprese coinvolgeranno molti stakeholder aziendali ed è, dunque, di vitale importanza semplificare la raccolta dei dati, la collaborazione e l’allineamento alle pratiche, ai framework ed alla tattica decisa, generando report e dashboard centralizzati e condivisi a livello di consiglio di amministrazione, ma anche documenti divulgativi trasparenti, per mostrare l’aderenza alla strategia ed il successo delle iniziative intraprese.
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Conclusioni
L’ Industria 5.0 è una metodologia progettuale multidisciplinare dove i confini tra le discipline sfumano e prevale il rigore, un impegno tecnologico, estetico e giuridico, ma anche etico di rilevanza sociale fondamentale. Allo stesso tempo, onestà progettuale, cultura materiale, conoscenza condivisa, etica e rigore creativo, permetteranno alle aziende di successo di promuovere innovazione, efficienza e trasparenza, offrendo alla società una prospettiva incentrata sull’uomo e il suo inserimento sociale.
Il contesto digitale mondiale e la grana informatizzata del nuovo millennio non sono clementi con chi non sa maneggiare le risorse più importanti che ha a disposizione: il tempo, la comunicazione e la consapevolezza.
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