lunedì 9 gennaio 2023

Corso di politica nazionale: Lezione 13 AGENDA DIGITALE


https://youtu.be/kHK3i9f3E4w


L’Italia presenta un ritardo spaventoso in merito alla diffusione della banda larga di nuova generazione

Secondo il Commissario per l’Agenda digitale, Francesco Caio, l’Italia presenta un ritardo spaventoso in merito alla diffusione della banda larga di nuova generazione. Se a questo deficit infrastrutturale di natura immateriale aggiungiamo anche quelli materiali, non c’è nulla da meravigliarsi se la nuova holding della Fiat ha deciso di trasferire la sede legale in Olanda e quella fiscale nel Regno Unito.

Il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Attilio Befera, ricorda che in Europa c’è la libera circolazione dei capitali e nessuno può impedire a chicchessia di fare le scelte necessarie per mantenere in vita la propria attività produttiva. Se questa opzione è praticabile per alcuni, per molti altri questa strada non è percorribile. Coloro che possiedono un bar, un’edicola, una macelleria, un’autofficina, un’attività di parrucchiera o un negozio di riparazione non hanno nessuna possibilità di delocalizzare. Il settore dei servizi e del turismo, che ormai costituisce oltre il 65/70 per cento della ricchezza prodotta, ha solo due alternative. O resistere, nonostante la congiuntura e gli ostacoli quotidiani, o chiudere definitivamente la saracinesca, lasciando a casa anche i propri dipendenti. In realtà, una terza via la sta “esplorando” l’Electrolux. In buona sostanza il gruppo svedese sembra intenzionato a mantenere almeno la gran parte degli stabilimenti in Italia, solo se in cambio otterrà una forte riduzione del costo del lavoro. Insomma, in un Paese che funziona poco e male, dove l’energia elettrica costa quasi il 30 per cento in più della media dell’area dell’Euro, il contributo delle imprese all'ammontare del gettito fiscale nazionale è superiore di oltre 4 punti alla media degli altri Paesi, la burocrazia è sempre più asfissiante e costa al sistema delle imprese oltre 30 miliardi di euro l’anno, la giustizia presenta dei tempi biblici e il deficit infrastrutturale è spaventoso, nella vertenza Electrolux gli unici a pagare, probabilmente, saranno gli operai, sui quali incombe una drastica riduzione delle retribuzioni. Eppure, in Italia il costo del lavoro risulta essere ben al di sotto di Paesi come la Francia e la Germania e superiore alla media dell’area dell’euro solo del 7,3 per cento. Certo, se la comparazione viene realizzata con i Paesi dell’ex blocco sovietico, allora non c’è partita. Ma è altrettanto vero che il livello di produttività delle nostre maestranze non è minimamente paragonabile a quello dei Paesi emergenti. Inoltre, non va nemmeno dimenticato che l’Electrolux può contare su una schiera di piccole imprese subfornitrici di altissima qualità e di grande affidabilità nelle consegne. Una specificità, quest’ultima, che ha fatto la fortuna di molte medie e grandi aziende che continuano a operare nel Nordest e di quelle che negli ultimi anni hanno deciso, dopo una breve parentesi all'estero, di ritornare a produrre nel nostro territorio.

In effetti le provocazioni della ex Fiat prima e della Electrolux poi, dovrebbero far pensare. Ma a chi giova mantenere questo status quo? A qualcuno, a più di qualcuno, senza dubbio giova.


1: La trasformazione digitale che non c'è



La trasformazione digitale non esprime solo l’applicazione delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione nelle pubbliche amministrazioni ma essa comprende (ed è soprattutto) il modello di nuove amministrazioni nell’epoca del digitale e della società dell’informazione. La trasformazione digitale non richiede nuove norme (il Codice dell’amministrazione digitale è stato già ridotto ad una accozzaglia di principi, regole, criteri, ecc.; di un codice non ha niente); richiede idee chiare (non ci sono) sul processo innovativo che deve caratterizzare le burocrazie pubbliche (nuovi modelli organizzativi; semplificazione; qualità dei servizi; sostenibilità delle burocrazie). I documenti attuali del Governo in merito alla trasformazione digitale non hanno “senso” (le cose più avanzate sono le APP ?!). Siamo sempre al 24 posto della classifica DESI.

2: Lo Stato vuole veramente un solo sistema di identità digitale?



Paradossalmente, una convinta politica di switch off verso una o più infrastrutture del digitale (SPID, domicilio digitale, CIE, PagoPA , ecc.) – dovendo per forza di cose essere divulgata, spiegata (e dibattuta) può favorire l’adesione dei cittadini alla trasformazione digitale.

Tale politica deve però essere ragionata con attenzione e deve puntare a rendere disponibili allo stesso momento le infrastrutture fondamentali: identità digitale, domicilio digitale e pagamenti laddove viene applicato lo switch off.

Tutto ciò però passa per una convinta adesione dello Stato e una scelta verso un solo sistema di identità digitale mentre, al momento, gli stessi organi della governance digitale sembrano dibattere tra SPID e CIE che sarebbe invece utile ricondurre a un sistema unico (CIE come una delle possibili applicazioni livello 3 di SPID e non come un sistema diverso).

Questo anche perché, nel rapporto della Corte dei Conti, si legge che i dati di diffusione di SPID sono positivi e in linea con gli altri sistemi simili di Stati membri UE, ma anche, che continuando col trend attuale di circa un milione di nuovi utenti all’anno rischiano di passare decine d’anni perché sia effettivo l’utilizzo di un accesso unificato ai servizi tramite SPID. Alcune ragioni (sembrano) venir imputate al fatto che si sia previsto un modello a costo zero per lo Stato ma non per i privati (identity e service providers) chiamati ad attuarlo, senza un “convinto” supporto da parte dello Stato nel portare i cittadini all’identità unica, rendendo così irrealistica la previsione di uno switch-off (peraltro mai mandatorio) al settembre 2019 inserita nel Piano Triennale.

Sia l’identità digitale che il pagamento sono infatti servizi, per così dire, fortemente “divisivi”: essi richiedono una convinta adesione del cittadino-utente che non ne può beneficiare se non li incorpora nel proprio stile di vita ed il rischio che si corre è che vi sia un rifiuto escludente; il cittadino cioè decide che non volendo/potendo/sapendo utilizzare identità e pagamento ne delegherà in toto l’uso o troverà espedienti per non usarli come far fare i certificati ad un’agenzia, chiedere al commercialista invece di interagire direttamente con l’Agenzia Entrate, recarsi di persona al Comune, ecc. Se tali servizi non vengono adeguatamente spiegati e il cittadino ricava l’errata impressione che siano una “complicazione” si crea un danno (forse) irreversibile.

La digitalizzazione non può dunque essere opzionale ma nemmeno prescindere da un convinto e attivo supporto dello Stato e degli Enti locali per la formazione non solo dei dipendenti pubblici al loro uso (a partire dagli insegnanti il cui ruolo è fondamentale).

Il rapporto Corte dei Conti evidenzia la riguardo la necessità di focalizzarsi in particolar modo sulla formazione dei dirigenti pubblici.

Sottolinea poi come la formazione e il coinvolgimento della popolazione sia fondamentale per il successo della strategia di e-government.

Non basta quindi una campagna di spot, bisogna cambiare i programmi scolastici ed il rapporto Corte dei Conti evidenzia come per la creazione di competenze digitali siano disponibili 700 milioni di Euro di fondi comunitari 2021-2027.

Si legge nel rapporto Corte dei Conti che la Legge Buona Scuola prevedeva (e prevede) risorse per la digitalizzazione della scuola, ivi inclusa la formazione degli insegnanti ma non, specificamente, sul tema della interazione digitale Stato-cittadino, peraltro sancita come diritto (a livello di solo principio) dal CAD.




3: Anagrafe online, perché tutto ritarda?

L'anagrafe online è partita, chissà se arriverà. Un piccolo grande passo verso quella total card d'identità che auspico da un decennio. Una sola carta di esistenza che contenga tutta la burocrazia legata alla nostra esistenza in vita dalla culla alla tomba. Anagrafe, fisco, guida, formazione, lavoro, salute, finanza, ecc. che cresca insieme a ciascuno di noi e che possa essere accessibile dai diversi interlocutori secondo limiti fissati per legge. Certo perderanno il lavoro una mezza milionata di impiegati. Riconvertiamoli al meglio.

4: PEC

Tra i servizi digitali che durante il lockdown hanno ricoperto un ruolo strategico per la comunità la posta elettronica certificata ha conquistato una posizione di rilievo. L’aumento dei volumi e di caselle registrate dall’AgID dimostra come la PEC sia stata una principali strumenti di comunicazione ufficiale per cittadini, imprese e istituzioni, consentendo di fornire una risposta tempestiva ad un’esigenza di comunicazione certificata. Tuttavia, il lockdow ha dato solo una spinta al processo di diffusione di questo strumento digitale già in atto. In base agli ultimi dati presentati da AgID, infatti, nel 2019 nel nostro Paese risultavano attive 10,8 milioni di caselle PEC e i messaggi scambiati in un anno sono stati superiori a 2 miliardi e 380 milioni. Ed entro il 2022 si prevedono oltre 15 milioni di caselle attive e più di 3 miliardi di messaggi annuali. Ma quali sono nel dettaglio i benefici dell’uso della posta elettronica certificata? A rispondere a questa domanda ci ha pensato la nuova analisi IDC promossa da Aruba, InfoCert e Trust Technologies. Lo studio ha stimato in modo quantitativo i benefici diretti per l’intero sistema Paese – cittadini, imprese e istituzioni – dell’efficienza generata dall’uso della PEC in termini di: riduzione degli spostamenti (mobilità frizionale), abbattimento dell’impronta carbonica conseguente alla riduzione di tali spostamenti, eliminazione dei tempi di attesa (ore uomo risparmiate), liberazione degli spazi (m² di archivi non utilizzati). Inoltre, lo studio ha descritto in modo qualitativo i benefici indiretti di alcuni ambiti di applicazione in cui la PEC ha avuto maggiore impatto come l’amministrazione del processo civile o la compliance in ambito finanziario. Le stime effettuate riguardano un orizzonte temporale che va dal 2008 al 2022 ed includono la considerazione degli ulteriori sviluppi previsti, ad esempio nell’evoluzione verso gli standard europei (eIDAS) o nell’ambito del PCT.

I benefici della posta elettronica certificata

Entrando nel dettaglio, in termini strettamente economici, sono quantificati a 4 i miliardi risparmiati dal nostro Paese grazie all’utilizzo della posta certificata. La digitalizzazione delle comunicazioni formali tra cittadini, professionisti, imprese e PA, infatti, comporta un vantaggio economico diretto riconducibile al passaggio da un modello di costi legato al volume della corrispondenza cartacea a uno determinato da abbonamenti annuali senza limite di messaggi. In base alle simulazioni sul dato storico, lo studio rileva come i benefici netti complessivi della PEC si attestano su un valore medio di circa 2,2 miliardi di euro sul mercato italiano nel periodo compreso tra il 2008 e il 2019. Valore che cresce ulteriormente di 1,8 miliardi di euro nella proiezione compresa tra il 2020 e il 2022. Oltre ad un beneficio economico, l’uso della posta certificata riduce l’impronta carbonica e la mobilità frizionale. IDC ha calcolato che, attraverso l’uso della PEC, la mobilità frizionale è stata ridotta di 253 milioni di km nel 2019, destinati a diventare 391 milioni di km nel 2022. Inoltre, la PEC ha consentito un risparmio di 78.000 tonnellate di CO2 nel 2019, che saliranno a 120.000 tonnellate nel 2022. Ancora, l’utilizzo diffuso della posta certificata riduce gli spazi di archiviazione di breve e lungo termine. Secondo le stime, l’archiviazione digitale della corrispondenza ha consentito di liberare oltre 1,3 milioni di m2 di spazi di archiviazione nel 2019 – sia di giacenza che di conservazione – che si prevede raggiungano la cifra di 1,6 milioni di m2 nel 2022. Infine, la posta elettronica certificata consente l’eliminazione dei tempi di attesa per l’accesso ai servizi del sistema postale. Grazie alla sostituzione di una parte della Posta Descritta con la PEC si eliminano virtualmente i tempi di attesa fisica presso gli uffici postali, stimati – e questo è il dato più curioso – in 2.150 anni-uomo nel 2019, destinati a diventare addirittura 3.234 nel 2022. “Il report di IDC dimostra ampiamente l’impatto dei benefici ambientali ed economici della PEC sulla collettività, pur prendendo in esame solamente una parte minoritaria dei processi esistenti. Ne consegue come i benefici complessivi e reali, siano quindi molto più ampi, potenzialmente enormi”, ha commentato Gabriele Sposato, Direttore Marketing di Aruba.




1 LA SCUOLA INUTILE


In queste 130 pagine sono raccolti e sistematizzati circa 80 post pubblicati sul blog LA VERITÀ PER FAVORE
(https://civicnessitalia.blogspot.com/)
sui temi della disoccupazione, della GIG Economy e della scuola. Oggi la disoccupazione giovanile è un tema cruciale della società e dell'economia. Fa da contraltare a ciò una nuova economia dei "lavoretti" provvisori a cui i giovani sono costretti e la cui dimensione, in continua crescita, ha finito per creare una sorta di economia parallela, legata in particolare al web, la cosiddetta GIG Economy. Ma quali sono le cause di tutto ciò? Una in particolare viene esaminata più a fondo: la crescente inadeguatezza del sistema formativo. Un mondo a sé stante, elefantiaco ed autoreferenziale, costosissimo e dannoso, praticamente irriformabile, che continua ad insegnare saperi obsoleti secondo una logica prenovecentesca che non permette la comprensione della realtà che ci circonda e che non fornisce conoscenze ed abilità utili per essere inseriti nel mondo del lavoro. Questa è la scuola inutile. Come può cambiare? Viene presentata la traccia di un radicale riforma, contenutistica e metodologica, in cui imparare e lavorare non sono più visti come termini in contrasto ed in successione, ma come due facce contemporanee della stessa medaglia.

2 NUOVI MODELLI DI SCUOLA

 
Nuovi modelli di scuola prosegue idealmente il discorso iniziato con La scuola inutile. Come allora si tratta della raccolta sistematizzata dei contenuti pubblicati in una serie di post sul blog LA VERITÀ PER FAVORE
(https://civicnessitalia.blogspot.com/). Il metodo, già sperimentato con successo, è quello di invertire i criteri di progettazione delle nuove didattiche. Oggi ogni riforma della scuola, parte dalla rielaborazione, con qualche aggiustamento più o meno consistente, dell'impianto formativo esistente.Viceversa, considerando questo sistema irriformabile, la partenza avviene dall'analisi della realtà extracolastica (il futuro è adesso) e degli enormi progressi dell'informatica e della robotica (amico robot). Su ciò vanno calibrate le nuove esigenze formative, le metodologie didattiche, i contenuti, le abilità, il reclutamento dei docenti, un continuo scambio tra scuola e lavoro. Quella a cui assistiamo è una nuova offerta formativa, temporalmente circoscritta e flessibile, modellata a fine percorso sulle opportunità occupazionali immediate dei soggetti.

3 I LIMITI DEL GLOBALE

 

I limiti del globale affronta le problematiche sorte a causa della globalizzazione, fenomeno di lungo corso, ma che negli ultimi 20 anni ha avuto un’accelerazione assai significativa, generando a cascata fenomeni socio-economici difficilmente controllabili. Raccoglie in maniera  sistematica i post pubblicati sul blog  LA VERITÀ PER FAVORE (https://civicnessitalia.blogspot.com/). Partendo dai diversi ambiti in cui essa si articola (la globalizzazione) esso ripercorre i vani sforzi degli organismi internazionali per porre rimedio alle disfunzioni più gravi (l’impotenza dell’ONU) fino all'ingovernabilità della situazione europea attuale (la crisi europea dei migranti) ed alle contraddizioni comunitarie (uscire dall'UE).

4 IL SISTEMA ITALIA

  

Il sistema Italia affronta le problematiche italiane degli ultimi 20 anni e la difficoltà delle soluzioni. Raccoglie in maniera sistematica i post pubblicati sul blog  LA VERITÀ PER FAVORE 
(https://civicnessitalia.blogspot.com/).
Partendo dai diversi ambiti sociali delle aree geografiche che compongono la nostra penisola (il sistema Italia), esso si addentra nell'analisi del poco soddisfacente status economico (un’economia drogata), tocca l’inadeguatezza della nostra classe dirigente a risolvere i problemi (una classe poco dirigente) e la forza di interdizione verso ogni semplificazione di gestione operata dai funzionari dell’Amministrazione Pubblica (burodittatura). Individua infine la strada di una possibile soluzione nello sforzo di ammodernamento digitale che è in atto (agenda digitale).

 5 CARO MARIO TI SCRIVO

  

Caro Mario ti scrivo affronta le criticità italiane più recenti indicando tracce di soluzioni. Raccoglie in maniera sistematica i post pubblicati sul blog  LA VERITÀ PER FAVORE
(https://civicnessitalia.blogspot.com/).
Immagina di inviare una serie di lettere a chi ha responsabilità di governo cercando di dare una lettura non banale della realtà italiana (criticità), proponendo soluzioni precise ed articolate (proposte) e mettendole in relazione con le riforme messe in cantiere ma non ancora completate (promesse).
 
6 SOSTIENE NAT RUSSO

 

Sostiene Natrusso affronta sotto forma di metafora il luogocomunismo imperante spacciato sotto la categoria etica del politicamente corretto. Raccoglie in maniera sistematica i post pubblicati sul blog  LA VERITÀ PER FAVORE
(https://civicnessitalia.blogspot.com/).
Sono toccati temi sociali (vi parlo di politica), ecologici (bufala verde non avrai il mio scalpo), transfrontalieri (import export) ed economici (pochi maledetti e subito). Ne esce uno spaccato anticonformista, vivace ed immediato della vis polemica che l’autore quotidianamente riversa nei suoi seguitissimi social.

7 NON MI ROMPERE I TABÙ

  

Non mi rompere i tabù raccoglie in maniera sistematica i post grafici pubblicati sul blog LA VERITÀ PER FAVORE
(https://civicnessitalia.blogspot.com/).
Attraverso l’uso di più tipi di grafica umoristica e paradossale (fumetto, solarizzazione, riproduzione caricaturale, ecc.) sono toccati temi artistici (aste televisive), sociali (dandy & milf), politici (non prendeteci per il Colao), giochi linguistici e nonsense (paradoxa). Ne esce uno spaccato anticonformista, vivace ed immediato della vis polemica che l’autore quotidianamente riversa nei suoi seguitissimi social.

8 CIVICNESS ITALIA

Il seguente volume raccoglie in maniera sistematica post apparsi su blog, interventi in conferenze pubbliche, seminari di studio, repliche ad articoli pubblicati su quotidiani, settimanali, mensili, ecc. In ognuno di essi si può notare come, ad ogni spunto polemico, segua sempre una pars construens in cui si illustra una proposta di riforma o almeno una traccia di soluzione di un problema. A differenza di quanto avvenuto in passato, in cui venivano sviluppate tematiche autoconcluse (La scuola inutile, Nuovi modelli di scuola, I limiti del globale, Il sistema Italia, Caro Mario ti scrivo, Sostiene Nat Russo, Non mi rompere i tabù) in questo caso tutti i differenti elementi convergono verso un unico target dinamico: la creazione di un soggetto politico plurale portatore di una volontà di cambiamento forte basata sulla CivicnessLa Civicness, ossia il senso civico, pare essere la materia più rara (ma più necessaria) oggi in Italia. Prevale un diffuso senso di disimpegno, di menefreghismo, di “basto a me stesso”, di “se posso arraffo”, di “alla faccia degli altri”, di “io sono più furbo e ti frego”, di “dacci dentro con l’assalto alla diligenza”, di “ogni lasciata è persa”, di “ma che il fesso sono solo io?”. L’algoritmo sociale proposto per CIVICNESS va certamente limato ed approfondito, ma allo stato attuale, come ogni progetto open source che si rispetti, esso viene dato in affido alla comunità scientifica perché lo faccia proprio, lo implementi, lo migliori, ne verifichi i punti deboli e le carenze, ne segnali le sempre possibili contraddizioni. Si tratta comunque di un atto fondativo. Civicness Italia nasce oggi. Nat Russo Italia, Liguria, Savona, 1 Gennaio 2022


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